Spunta anche lo spettro della rivolta fiscale nell'acceso dibattito sulla manovra. E le Regioni si dividono, fra chi si dice pronto al confronto ''anche oggi'' e chi invece richiama proprio il tante volte evocato sciopero delle tasse. Sull'incontro si dice pronto anche il Governo, ma solo "nei prossimi giorni". Intanto il governatore della Lombardia, Roberto Maroni, alza decisamente i toni: dal palco di una manifestazione della Lega chiama i sindaci alla protesta: ''stiamo pronti a fare la rivolta fiscale'' contro una Legge di Stabilità che costringe ad aumentare le tasse o tagliare i servizi. Tutto questo mentre il testo continua ad essere 'limato' e lunedì - da quanto si apprende - sarà presentato al Colle per poi essere trasmesso in Parlamento.
Insomma lo scontro sembrava attenuarsi con le parole di Chiamparino che apriva alla trattativa su come modificare i tagli che la Legge di Stabilità 'accolla' alle Regioni lasciandone comunque inalterato l'effetto (4 miliardi). Ma si apre il 'caso lombardo'. Anche perché il Governo insiste: possiamo rimodulare, ma il 'saldo' quello deve rimanere. Visto che la manovra è strettamente connessa alle riforme, Jobs Act in primis. Lo stesso premier torna a parlare dello scontro con le Regioni e sottolinea come a fronte di una manovra così ampia siano state solo loro a protestare.
Il governo - spiega il premier - è pronto a confrontarsi ma si deve partire dagli sprechi delle Regioni e non scaricare i tagli sui cittadini. A Bruxelles intanto procede a ritmo serrato l'analisi dei dati contenuti nella manovra e secondo alcune fonti potrebbe partire già all'inizio della prossima settimana una missiva 'tecnica' all'indirizzo di Roma. Questo per avere chiarimenti preventivi in vista del 'giudizio finale' sulla Legge che arriverà solo il 29 ottobre. Nel frattempo anche i Comuni tentano una mediazione. Ma la trattativa che inizierebbe la prossima settimana, da quanto si apprende, avverrebbe su tavoli diversi. Stando ai tempi 'istituzionali' dunque le modifiche potrebbero arrivare direttamente a Montecitorio dove l'esame partirà quest'anno. Il testo 'base', sul quale il governo sta ancora lavorando arriverebbe a Montecitorio al massimo entro martedì prossimo. Poi, una volta assegnato alla commissione competente (la Bilancio) partirebbero le audizioni dal 27 ottobre.
La trattativa preme a tutti. Le regioni, in molti casi impegnate a ristrutturare i propri bilanci ed a contenere le spese sanitarie, chiamano in ballo anche le amministrazioni centrali. E paventano la necessità di tagliare servizi importanti ai cittadini come sanità e trasporti. Anche i Comuni temono che così si troverebbero a dover alzare le imposte locali. Ma diversi ministri, in testa il ministro del Lavoro Giuliano Poletti e quello dei Trasporti Maurizio Lupi, ricordano che i dicasteri uno sforzo notevole lo hanno già fatto. Il presidente delle Regioni, Sergio Chiamparino, dopo le prese di posizione 'forti' dei giorni scorsi, spiega che "non c'è niente di irreparabile, la nostra volontà è di trovare un accordo, non fare i Masanielli per avere visibilità politica. Certamente non mi tiro indietro nel confronto credo anzi sia un mio dovere.
Siamo animati da una volontà ferrea di trovare un'intesa". Questo anche se ''sarebbe meglio spostare un po' il carico dal complesso degli enti locali a quello dei ministeri''. Insomma la manovra va bene ma va rivista. Replica Poletti: "ognuno deve fare la propria parte, anche i ministeri la faranno come l'hanno fatta le altre istituzioni". E Lupi scende più in dettaglio e riferendosi ai possibili problemi sui trasporti locali aggiunge: ''al ministro sta a cuore il fatto che così non si può andare avanti con 1.100 aziende di tpl di cui il 70% sono in perdita''.
I sindacati continuano a esprimere dubbi: il numero uno della Cgil, Susanna Camusso, mette in dubbio la natura ''espansiva'' della manovra. Poco convincente secondo Camusso anche l'operazione Tfr e l'aumento delle tasse sui Fondi mentre il segretario Cisl, Annamaria Furlan, teme che i tagli diventeranno aumenti delle tasse locali. E in Parlamento intanto ci si prepara. E già si studiano modifiche. 'Migliorie', nel caso del presidente Pd della Commissione Bilancio Francesco Boccia che indica soprattutto la norma sul Tfr e l'aumento sui Fondi