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Lo zar del Cremlino e l'opposizione dei falchi

Azzerato il dissenso, a protestare sono Prigozhin e Kadyrov

Putin è malato in fase terminale. Anzi no, è in salute ma presto verrà rovesciato da una congiura di palazzo. Innumerevoli volte nell'ultimo anno servizi d'intelligence e media occidentali hanno predetto l'imminente uscita di scena del presidente russo, con la sottesa speranza che ciò porterà alla fine del conflitto in Ucraina. Ma è dubbio che, in tal caso, il suo posto sarebbe preso da un leader più morbido in politica estera e fautore di un'apertura politica interna. Anzi, l'assenza di un'opposizione moderata e l'ascesa dell'ala ultranazionalista tra le file degli insoddisfatti fa pensare che un cambio al vertice rischierebbe di favorire una linea ancor più intransigente.

Yevgeny Prigozhin, capo della milizia privata Wagner, e Ramzan Kadyrov, leader della Cecenia, non risparmiano critiche ai vertici politici e militari, forti del sostegno spesso decisivo che le loro truppe hanno dato all'esercito regolare. Da figure abituate ad operare nell'ombra, Prigozhin e Kadyrov hanno assunto sempre più i tratti di personaggi pubblici (il primo ammettendo per la prima volta di essere il fondatore della Wagner) e ponendosi alla testa dei tanti nazionalisti delusi dall'andamento del conflitto. Tanto che qualcuno comincia a pensare che possano avere anche delle ambizioni politiche.

Tutto ciò avviene nell'assenza di una efficace opposizione democratica, complice l'ulteriore giro di vite impresso dalle autorità con l'avvio della cosiddetta 'operazione militare speciale'. L'inizio del conflitto, e poi la mobilitazione parziale decisa in settembre, sono state accolte da manifestazioni di protesta in molte città, ma con limitati numeri di partecipanti, e sono state immediatamente disperse dalla polizia.

Secondo i dati forniti dal noto giornalista Andrey Kolesnikov in un articolo per Foreign Affairs, nel 2022 ci sono stati oltre 20.000 fermi per motivi politici. Le autorità giudiziarie hanno incriminato 378 persone sulla base della nuova legge che punisce con la reclusione fino a 15 anni coloro che "diffamano e diffondono false notizie sulle forze armate". Cioè che contestano l'intervento in Ucraina. Di queste, 51 sono già state condannate. L'ultima vittima eccellente è il giornalista Aleksandr Nevzorov, condannato in contumacia il primo febbraio a otto anni di reclusione.

Intanto hanno dovuto cessare la loro attività in Russia i principali media indipendenti, come la testata Novaya Gazeta, la radio Echo di Mosca e il sito Meduza. Ciò contribuisce - ma non basta a spiegare interamente - al disinteresse che la maggior parte dei russi mostra per le attività degli oppositori, compreso il più noto in Occidente, Alexei Navalny, che da due anni è in carcere ma continua ad attaccare il governo attraverso i social. Secondo un sondaggio del centro statistico indipendente Levada, a gennaio c'è stato addirittura un leggero incremento di coloro che sostengono l'operazione militare, arrivati al 75% della popolazione (il 45% più convintamente, il 30% in modo più tiepido). Non solo: il 71% afferma che alla fine vincerà la Russia, anche se il conflitto sarà lungo. Ma a colpire è il sostanziale disinteresse per quello che avviene. Solo il 22% dichiara di seguire "molto da vicino" il conflitto, un altro 35% dice di seguirlo "abbastanza da vicino".

A far sentire la loro voce dissenziente restano i 'duri e puri'. Come Igor 'Strelkov' Girkin, un veterano condannato all'ergastolo in Olanda per l'abbattimento del volo MH-17 della Malaysia Airlines nel 2014, che ha denunciato quella che ha definito "la completa passività delle autorità militari e politiche della Russia". Ma Kadyrov e Prigozhin - quest'ultimo già considerato un fedelissimo seguace di Putin - si spingono oltre, con interventi diretti sul piano politico. Prigozhin ha attaccato le autorità per non aver messo al bando Youtube.

Kadyrov ha chiesto che venga dichiarata la legge marziale. Il Cremlino non ha nascosto la sua irritazione. "A volte i nostri amici si comportano in modo tale che non abbiamo bisogno di nessun nemico", ha detto il portavoce Dmitry Peskov. Mentre all'orizzonte si profilano le elezioni presidenziali del 2024, con Putin, oggi settantenne, che non ha ancora fatto capire se intende ripresentarsi candidato per un quinto mandato. 
   

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