(di Silvia Gasparetto)
(ANSA) - ROMA, 30 MAG - Meno tasse soprattutto per chi
guadagna poco. Lavoro stabile, soprattutto per le donne. Riforma
delle pensioni, soprattutto per i giovani, per evitare "una
bomba sociale" in futuro. E un osservatorio per tenere sotto
controllo gli effetti dell'inflazione e calibrare al meglio gli
interventi per proteggere potere d'acquisto e salari. Un piano
di interventi, questo, che il governo intende portare avanti, se
possibile, "insieme" alle parti sociali chiamate da Giorgia
Meloni a mettere da parte i "pregiudizi" per una stagione di
riforme, dal fisco alla Costituzione, contrassegnata dal dialogo
"costruttivo", pur "nel rispetto delle differenze".
La premier vuole attorno a sé mezzo governo per incontrare
imprese e sindacati, dopo le frizioni per la chiamata
dell'ultimo minuto a ridosso del Cdm del primo maggio. E dopo
due mesi di mobilitazione che Cgil, Cisl e Uil rivendicano,
anche se si dividono sugli esiti. Se Luigi Sbarra parla di un
"nuovo inizio" nelle relazioni con l'esecutivo, Maurizio Landini
e Pierpaolo Bombardieri restano diffidenti. Le risposte sono
ancora "insufficienti" dice il leader Uil mentre il segretario
generale di Corso d'Italia rilancia la mobilitazione (è già
decisa una iniziativa in piazza a Roma con una ampia rete di
associazioni laiche e cattoliche il 24 giugno) senza escludere
alcuno strumento, nemmeno lo sciopero anche se non lo cita.
Un intero pomeriggio a Palazzo Chigi, insomma, non basta a
convincere i sindacati. Anche perché arrivano le proposte di una
serie di tavoli ma nessun "risultato concreto", incalza Landini.
L'agenda del confronto, in effetti, è assai ampia e va dalla
previdenza alla sicurezza sul lavoro. Ma l'obiettivo, che la
presidente del Consiglio esplicita subito, è quello di impostare
un metodo "strutturato" per affrontare le scelte strategiche per
il Paese, o come ama dire lei, per "la nazione".
La lista delle richieste dei sindacati, osserva la premier,
sarebbe anche condivisibile ma vale "decine di miliardi".
Bisogna puntare sulle misure "a più alto moltiplicatore", per
mantenere quel ritmo di crescita che oggi, "e non accadeva da
qualche anno", pone l'Italia sopra la media Ue. La premier
sottolinea i dati incoraggianti, del Pil ma anche
dell'occupazione, e assicura l'impegno a incentivare il lavoro
stabile, ad abbassare le tasse ampliando il primo scaglione
Irpef (l'Abi chiede di ridurle anche sul risparmio a lungo
termine), a puntare sulla natalità perché altrimenti il resto
degli interventi diventerebbe "inefficace". Nelle proposte che
Meloni offre ai sindacati c'è quindi "la detassazione del
contributo del datore per i lavoratori ai quali nasca un
figlio", ma anche fringe benefit "strutturali" e deduzioni per i
trasporti per i dipendenti. Bisogna poi aprire il grande
capitolo delle pensioni: partendo dalla mappatura in corso al
ministero del Lavoro bisognerà accendere un faro sugli effetti
"di determinati provvedimenti in tema di esodi aziendali e
ricambio generazionale". E il primo tavolo sarà appunto sugli
"anticipi pensionistici" (mentre a fine anno scade 'quota 103').
Bisogna "garantire la tenuta del sistema", la linea della
premier, senza dimenticare però le giovani generazioni.
L'altro grande tema è quello del "tagliando" da fare al Pnrr,
anche grazie all'introduzione del capitolo sul Repower Eu. Serve
un dibattito "pragmatico, non ideologico", ribadisce la premier,
ricordando che il Piano sarà utile anche per la messa in
sicurezza dei territori martoriati dall'alluvione in
Emilia-Romagna. E sottolineando che bisognerà rivedere bene
alcuni interventi, a partire dalla destinazione dei 15 miliardi
alla sanità, senza "immaginare cattedrali nel deserto".
Mano tesa anche sulla riforma costituzionale (su cui
Elisabetta Casellati ha incontrato in serata il gruppo di Fi e
che domani sarà affrontata in un confronto interno a Fdi):
"Cerchiamo il maggior coinvolgimento possibile", rimarca Meloni
ai sindacati, incassando però il no secco di Landini a mettersi
anche solo a parlare "di autonomia differenziata". Cui
prontamente risponde la Lega: non solo l'autonomia "si farà" ma
"unirà finalmente l'Italia che vogliamo più moderna". Il
"contrario - dicono i leghisti - di quello che vogliono gli
estremisti di sinistra". (ANSA).