(di Stefano Ambu)
(ANSA) - CAGLIARI, 9 FEB - L'intervento di Soprintendenza e
Regione potrebbe non bastare: per "salvare" il porto canale di
Cagliari dall'invalidità delle autorizzazioni paesaggistiche,
riconosciuta dall'ultima sentenza del Consiglio di Stato,
sarebbe necessario l'intervento di Roma e della presidenza del
Consiglio dei ministri. La Soprintendenza di Cagliari, chiamata
a co-gestire insieme alla Regione la difficile situazione, non
nasconde che si tratti di caso "complesso".
Il quadro è stato delineato nei giorni scorsi dall'Autorità
di sistema del mare di Sardegna: non sono in pericolo le opere
già realizzate, ma c'è il rischio di bloccare gli investimenti e
il rilancio dello scalo industriale. C'è un dossier
dell'Avvocatura di Stato sul tavolo di Regione e Soprintendenza.
La prima mossa spetta all'Authority con la richiesta di
autorizzazione che poi dovrà essere esaminata da Regione e
Soprintendenza. Con quest'ultima chiamata a istruire la pratica
e a pronunciarsi entro 45 giorni dalla stessa richiesta.
"La premessa - spiega all'ANSA il Soprintendente ai beni
architettonici e paesaggistici Fausto Martino - è che le
sentenze vanno immediatamente rispettate. Si tratta del
riconoscimento di illegittimità di autorizzazioni pregresse. Non
si tratta di un fatto nuovo, come sappiamo: la vicenda si
trascina da anni. Caso particolare, ma non unico in Italia:
esistono già situazioni complicate come questa". C'è un punto di
partenza in apparenza favorevole. "È già intervenuto - spiega
Martino - il Consiglio di Stato in situazioni analoghe, cioè nei
casi in cui la realizzazione di opere sia stata effettuata con
autorizzazioni vigenti, perché in realtà il Codice dei beni
culturali non prevede in generale un'autorizzazione successiva.
L'avvocatura dello Stato nel dossier presentato ha chiarito
questo: "non è impedito il rilascio di un'autorizzazione
postuma". E ora? I problemi partono da qui: "Quando la pratica
sarà istruita (ma per partire occorre che qualcuno chieda questa
autorizzazione, ndr)- spiega Martino - di concerto tra Regione e
Soprintendenza bisognerà effettuare la valutazione innanzitutto
sulle normative vigenti. E tenendo conto del giudicato
amministrativo: cioè dei motivi che indussero Tar e Consiglio di
Stato a intervenire. Le sentenze mettevano in evidenza come le
opere autorizzate fossero incongruenti con le finalità di tutela
del vincolo che grava sulla zona. E dovremmo porci nella
condizione psicologica di valutare le opere come se fossero
opere a farsi. Sapendo però che la situazione è stata già
alterata".
Queste le competenze della Soprintendenza: "Noi siamo
preposti - chiarisce Martino - alla valutazione dell'interesse
della tutela. Ma si potrà probabilmente andare a una
valutazione comparata. Noi non possiamo effettuare una
valutazione comparata tra tutela del paesaggio e interessi
pubblici. Su quest'ultimo versante nel nostro ordinamento c'è
chi può fare queste valutazioni, la presidenza del Consiglio dei
ministri". (ANSA).