(ANSA) - CITTA DEL VATICANO, 21 SET - La libertà religiosa in
Afghanistan non è mai stata rispettata e anche prima dell'arrivo
dei Talebani "le donne erano trattate come cose". Lo dice suor
Shahnaz Bhatti, religiosa della Carità di Santa Giovanna Antida
Thouret, originaria del Pakistan. È stata in missione in
Afghanistan fino al 25 agosto scorso quando, scortata
dall'Esercito Italiano, è riuscita a lasciare il Paese. A
raccogliere la sua testimonianza è la fondazione pontificia
Aiuto alla Chiesa che Soffre.
"Per gli afghani, gli stranieri occidentali sono tutti
cristiani, perciò eravamo sempre controllati, nessun segno
religioso era consentito. Noi suore dovevamo vestire come le
donne locali e senza il Crocifisso che ci avrebbe distinte". "La
domenica non è riconosciuta come festività religiosa, era un
giorno come gli altri. Le pratiche religiose e la santa Messa
potevamo celebrarle nell'Ambasciata italiana, in modo
riservato".
Durante la permanenza di due anni a Kabul, "la fatica più
grande è stata quella di non potersi muovere liberamente perché
si doveva essere sempre accompagnate da un uomo. Io, che dovevo
sbrigare pratiche necessarie con le banche o in altri uffici,
dovevo essere accompagnata da un uomo del luogo. Due donne non
significano niente e naturalmente non contano. La sofferenza che
mi ha più fortemente segnato - racconta la religiosa -,
tuttavia, è stata quella di vedere le donne trattate come cose.
Un dolore indescrivibile è stato quello di vedere le giovani che
dovevano sposare la persona decisa dai capi della famiglia
contro la volontà della giovane stessa".
"Vorrei chiedere di aiutare questo Paese - conclude suor
Shahnaz Bhatti - a conseguire la vera libertà, la quale è
rispetto, promozione umana e civile, ricordando che il fanatismo
religioso porta divisione e nemici, che nessun popolo è migliore
di un altro e che la convivenza pacifica porta benessere per
tutti". (ANSA).
Afghanistan: religiosa, la libertà di fede non c'è mai stata
Anche prima dei Talebani 'le donne erano trattate come cose'
