"Mantenere la presenza delle comunità cristiane, in particolare in quelle aree dove non sono parte dei gruppi di maggioranza, è una questione molto più che simbolica: è una forte testimonianza di fede e una dimostrazione che la pacifica coesistenza tra una pluralità di religioni è possibile quando è rispettata la dignità di ogni persona". Così mons. Antoine Camilleri, sottosegretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, è intervenuto ieri nella basilica romana di San Bartolomeo all'Isola per il lancio della Rivista sulla persecuzione dei cristiani. Una "realtà allarmante" che il Papa ha definito una "sorta di genocidio causato dall'indifferenza generale e collettiva" in cui, ha detto Camilleri, "la presenza dei cristiani è espulsa sistematicamente dalle società e dalle culture, perfino nelle zone dove ha avuto origine".
"L'ingiusta discriminazione, la violenza e la persecuzione di qualsiasi essere umano, specialmente sulla base della religione e del credo, è moralmente inaccettabile e riprovevole": ha sottolineato il 'vice ministro degli Esteri' della Santa Sede, citato da Vatican News. "Negli ultimi anni abbiamo avuto testimonianza di attacchi contro gruppi e individui in vari contesti religiosi da parte di terroristi, gruppi estremistici e fanatici religiosi, che non hanno nessun rispetto per le vite di chi ha un credo differente dal loro", in un fenomeno che coinvolge molte comunità religiose in tutto il mondo.
Come ha rilevato Papa Francesco nella dichiarazione di Abu Dhabi, c'è il rischio di una "manipolazione politica delle religioni", che non riguarda solo attori non statali come terroristi o estremisti religiosi. Anche "i governi", ha spiegato mons. Camilleri, "devono chiedersi fino a che punto sono impegnati nel difendere la libertà religiosa e nel combattere le persecuzioni". Spesso da un lato non giustificano o condannano questi gesti, mentre dall'altro "'collaborano' politicamente, economicamente, commercialmente, militarmente e o in altro modo, e semplicemente chiudono un occhio con chi viola in modo così evidente questa libertà fondamentale".
"Tristemente", poi, "la maggior parte di questi crimini continua nell'impunità e con poco più di un vergognoso imbarazzo da parte della comunità internazionale e molto spesso dando poca attenzione al fenomeno". In questo senso per la Santa Sede, "la disturbante realtà delle persecuzioni religiose è una grave preoccupazione non solo per quei cristiani che soffrono, ma anche per i fedeli di qualsiasi religione. Tale persecuzione è un attacco alla libertà più fondamentale della persona umana".
La necessità di un dialogo interreligioso e interculturale aperto e onesto è uno dei mezzi per superare le persecuzioni e un aspetto essenziale nell'indispensabile riconoscimento di ogni persona come "concittadina" dell'altro. La maggior parte delle costituzioni afferma che tutti i cittadini sono uguali, anche se "il sorgere del nazionalismo in alcuni Paesi, combinato con un'aggressiva affermazione dell'identità religiosa, può facilmente portare al fondamentalismo religioso". Le persone o i gruppi che non appartengono alla maggioranza etnica o religiosa possono allora subire discriminazioni, marginalizzazione e persecuzioni, perché la maggioranza rischia di sentire lo Stato come proprietà esclusiva, a discapito di chi non crede nella loro religione.