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Papa nei Paesi baltici, "viaggio per il dialogo"

In Lituania, Lettonia ed Estonia, 25 anni dopo Wojtyla

    Sostegno alle comunità cattoliche, ecumenismo, dialogo. Queste le linee guida del viaggio che porterà da domani a martedì papa Francesco in Lituania, Lettonia ed Estonia. Lo ha spiegato il segretario di Stato, card. Pietro Parolin, a margine di una presentazione.

    "Il Papa va prima di tutto per le comunità cattoliche - ha detto -. Per esempio in Lituania c'è una grande comunità cattolica, la maggioranza della popolazione. Negli altri due Paesi c'è meno, in particolare in Estonia è molto piccola, e quindi questo è necessario". "Poi c'è sicuramente il dialogo ecumenico: questo è fondamentale, anche in Lettonia e in Estonia per la presenza di altre confessioni cristiane", ha aggiunto Parolin. "Poi - ha concluso il segretario di Stato vaticano -, trovandosi questi Paesi quasi ai confini con l'Oriente, c'è questo invito a cercare la soluzione delle tensioni e delle differenze che ci sono attraverso il dialogo e l'incontro".

    Venticinque anni dopo papa Wojtyla (4-10 settembre 1993) e nell'anno in cui le tre Repubbliche celebrano il centenario della loro indipendenza - poi tutte e tre hanno sperimentato il dominio sovietico e l'invasione nazista -, Francesco arriva ai confini col "colosso" Russia, da "pastore della Chiesa cattolica" ma per "abbracciare tutti e offrire un messaggio di pace, buona volontà e speranza per il futuro".

    La visita, ha detto nel suo videomessaggio, "naturalmente onorerà tutti coloro i cui sacrifici nel passato hanno reso possibili le libertà del presente. La libertà, come sappiamo, è un tesoro che dev'essere costantemente preservato e tramandato, come un'eredità preziosa, alle nuove generazioni". "In tempi di oscurità, violenza e persecuzione, la fiamma della libertà non si estingue, ma ispira la speranza di un futuro in cui la dignità data da Dio a ciascuna persona sia rispettata e tutti ci sentiamo chiamati a collaborare alla costruzione di una società giusta e fraterna", ha spiegato.

    Per il Papa "oggi quel senso di solidarietà e servizio al bene comune è più che mai necessario. Auspico che la mia visita sia una fonte di incoraggiamento per tutte quelle persone di buona volontà che, ispirate dai più profondi valori spirituali e culturali ereditati dal passato, stanno pacificamente lavorando per alleviare le sofferenze dei nostri fratelli e sorelle che si trovano nel bisogno e per promuovere l'unità e l'armonia nella società, ad ogni livello".

    Pur con una storia comune, i tre Paesi sono molto diversi sul piano religioso. La Lituania è per l'80% cattolica, con minoranze protestanti e ortodosse; in Lettonia la maggioranza è luterana e i cattolici sono il 26%; in Estonia il 75% si dichiara "non religioso", e di fronte a un 12% di ortodossi e un 13% di luterani, i cattolici sono solo cinquemila.

    "Siamo senz'altro alla periferia dell'Europa - dice all'Osservatore Romano il presidente della Conferenza episcopale lituana, monsignor Gintaras Grusas, arcivescovo di Vilnius -. Stiamo sul confine tra Unione europea e Russia, il che rende la situazione geopolitica storicamente difficile. Siamo in periferia in quanto piccolo paese e piccola economia rispetto ai nostri vicini, che si tratti di Russia, Bielorussia o Polonia. E, in qualche misura, siamo sempre di più in periferia nel mantenere valori più tradizionali rispetto a gran parte dell'Europa e nel difendere i valori cristiani, che sono finiti sotto attacco". "Così, sotto vari aspetti - aggiunge -, siamo un paese della periferia e Papa Francesco viene per incoraggiarci, rafforzarci e anche aiutarci, non solo in materia di fede ma anche nelle questioni sociali come quella della disoccupazione, che crea tante difficoltà alle persone".

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