Le note di un violino hanno appena finito una struggente romanza e l'eco delle Dolomiti le accompagna, quando dalla trincea della cima della Tofana di Rozes soldati austroungarici applaudo e gridano 'bravo italiano, ancora ancora'. Segue un sibilo, ed un proiettile di cannone centra i 'nemici' in pieno. Poi le urla di dolore, 'teufel', 'teufel' (diavolo, diavolo) gridano i soldati superstiti. Da quel momento, cento anni fa, l'alpino che aveva sparato il colpo, per una vendetta e non per 'cattiveria', diventa il Diavolo della Tofane: all'anagrafe Angelo Schiocchet, bellunese, classe 1891. Schiocchet, esattamente cento anni fa, primi mesi della Grande Guerra, è con il Battaglione 'Belluno' a forcella di Fontana Negra, schierato davanti al trincerone austriaco. Sopra la sua testa la vetta della Tofana di Rozes, sotto, lontani, i prati di Cortina d'Ampezzo. Sfondare frontalmente è impossibile è così i vertici militari italiani pensano ad un assalto alla vetta, da fare con un colpo di mano, per poi dall'altro irrompere nelle difese austriache del capitano Emanuel Barborka.
Per il colpo di mano si prepara un gruppo di alpini scelti, tra cui lo stesso Schiocchet e il suo amico Antonio Luisetto. Per salire, si tolgono gli scarponi e si fasciano i piedi per avanzare nel silenzio. Se qualche sasso rischia di cadere, facendo rumore, lo raccolgono e lo mettono nel tascapane con le bombe a mano. Poi però una vedetta li scopre, partono le prime fucilate, e gli italiani sono costretti un ripiegamento veloce. Luisetto è ferito, non gravemente, e resta a terra. Ai compagni che tentano di soccorrerlo dice "andate, andate mi venite a prendere più tardi". Non accadrà mai, perché i cecchini austroungarici lo impediscono; Luisetto si lamenta, resiste qualche giorno, poi i suoi compagni odono un tonfo sordo: si è lasciato rotolare giù dalla parete per morire e non soffrire più.
Il suo corpo non verrà mai ritrovato. L'amico, Schiocchet, prova una grande rabbia e per qualche giorno pensa alla vendetta. L'illuminazione gli viene quando pensa al sergente d'artiglieria da montagna che ha piazzato, inutilmente, un cannone verso la cima della Tofana, dov'è ben protetta la trincea nemica. Il sergente, per non pensare all'orrore della guerra, suona il violino, e facendolo attira sempre con la sua musica i nemici fuori dalle difese. Il gioco è fatto. C'è luna piena, il cannone è piazzato e il colpo è pronto. Parte la serenata di violino, che dura fin quasi a mezzanotte, poi al momento degli applausi arriva il momento della vendetta per il compagno ucciso. Schiocchet vendica Luisetto, e quel nome con cui gli austroungarici lo ribattezzano, 'teufel', lo fa diventare per sempre 'il Diavolo delle Tofane'.
