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In Umbria 4 mila malati di Parkinson

Incontro per pianificare la riorganizzazione dei servizi

(ANSA) - PERUGIA, 25 MAR - Fare il punto sull'assistenza ai malati di Parkinson anche con l'obiettivo di pianificare una riorganizzazione dei servizi più rispondente alle esigenze dei pazienti che, in Umbria, sono circa 4 mila: questo l'obiettivo dell'iniziativa organizzato a Perugia dalla Regione in collaborazione con la Scuola di amministrazione pubblica di Villa Umbra nell'ambito della formazione continua in medicina.
    All'incontro sono intervenuti l'assessore alla Salute, Luca Barberini, il direttore regionale, Walter Orlandi, e Michela Chiodini del Servizio regionale Salute, Coesione sociale e Welfare. La giornata, dedicata alla formazione del personale medico e non, punta anche all'informazione nei confronti della popolazione sulla malattia di Parkinson, è stato detto in apertura dell'incontro. Infatti, una corretta informazione riguardante questa patologia è definita la grande sfida su una malattia che in Umbria conta migliaia di pazienti per i quali la continuità assistenziale ospedale-territorio è stata assicurata e rafforzata grazie al fatto che, nel luglio del 2017, è stata tra le prime regioni italiane a recepire il Piano nazionale cronicità e a predisporre uno specifico Piano regionale, con la deliberazione della Giunta regionale "902/2017" che, tra le patologie neurodegenerative trattate, include il Parkinson e le demenze. Inoltre, alla clinica Neurologica di Perugia fa capo il Centro per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento diretta dal professor Paolo Calabresi, che provvede alla cura e al trattamento dei pazienti. Dal 2017 il centro è entrato a far parte della Rete italiana dei centri Parkinson di eccellenza della Fresco Parkinson Institute, insieme ad altre cinque strutture italiane. "Siamo tutti consapevoli - ha detto Barberini - che su questi temi molto delicati c'è sempre da migliorare. E' quello che abbiamo voluto fare con il nuovo Piano sanitario regionale che verrà preadottato nei prossimi giorni e per il quale, nella fase di stesura, è stata coinvolta tutta la comunità. Sono stati ascoltati i professionisti tutte le realtà associative, gli operatori e i professionisti che operano nei presidi ospedalieri per capire quali sono le difficoltà che incontrano, ma anche le soluzioni che vengono praticate. Nel Piano è prevista tutta una parte sulla cronicità quindi anche sul Parkinson, partendo anche dal presupposto che questa è la vera sfida dei prossimi anni, visto che la cronicità assorbe il 70 per cento delle risorse nazionali che si eleverà all'80 per cento nei prossimi 10 anni. Nella nostra regione il tema della cronicità è molto dibattuto, visto che l'Umbria è la seconda regione per indice di vecchiaia con gli over 65 che superano un quarto della popolazione e con un indice elevato di over 75. Di conseguenza, è chiaro che di fronte a questi dati, cambia l'articolazione dei servizi e l'organizzazione sanitaria".
    Entrando nel merito della cura della patologia, l'assessore ha ricordato che si è "lavorato per la creazione e valorizzazione del Centro regionale per la cura del Parkinson con un ruolo di ricerca e risposta avanzata nelle cure". "Il fatto che il Centro sia inserito con altri cinque tra le punte di diamante a livello nazionale - ha aggiunto -, credo che sia motivo di grande soddisfazione per l'Umbria. L'auspicio e l'obiettivo è che non faccia da imbuto nell'assistenza e nella cura, ma al contrario è importante che ci sia sempre una grande collaborazione con le realtà territoriali facendo da traino allo sviluppo delle realtà stesse. Dobbiamo provare a costruire un modello umbro per garantire una crescita complessiva dei servizi su tutto il territorio per evitare che i cittadini anche residenti su territori marginali, non siano sottoposti a molti trasferimenti e attese. In questo contesto servono anche azioni decise e convinte dell'università".
    Concludendo Barberini ha focalizzato l'attenzione sull'importanza delle associazioni. "Abbiamo - ha detto - una grande forza nella nostra regione. Si tratta delle associazioni che ci aiutano a costruire un modello migliore che hanno avuto un ruolo importante nel nuovo piano sanitario regionale per elaborare insieme la migliore risposta possibile". (ANSA).
   

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