(ANSA) - TERNI, 20 AGO - L'incubo legionella è passato anche
per l'ospedale di Terni ma fortunatamente con un lieto fine,
grazie all'uso dell'Ecmo, una tecnica salvavita di supporto
cardiopolmonare che pochi centri in Italia sono in grado di
utilizzare in particolare per le gravi insufficienze
respiratorie.
Il caso - riferisce oggi una nota dell'ospedale - riguarda
una paziente di Amelia di circa 70 anni che ha contratto il
batterio della legionella durante una villeggiatura fuori
regione: la donna il 13 luglio era giunta al Pronto soccorso di
Terni con febbre, vomito e gravi problemi respiratori. Mentre
gli esami di laboratorio confermavano la diagnosi di infezione
da legionella, poiché le sue condizioni peggioravano rapidamente
e l'assistenza respiratoria si stava rivelando inefficace, si è
deciso di iniziare una assistenza circolatoria mediante Ecmo.
"L'Ecmo (Extra Corporeal Membrane Oxigenation) - spiegano
Alessandro Pardini, direttore del dipartimento
Cardio-toraco-vascolare dell'ospedale di Terni, e Fabrizio
Armando Ferilli, direttore della struttura di Cardioanestesia -
è un dispositivo che, attraverso l'uso della macchina
cuore-polmone, permette la circolazione extracorporea cioè
l'ossigenazione artificiale del sangue, in modo da mantenere in
vita un paziente, anche privo di funzionalità cardiaca o
polmonare, mentre si attuano i trattamenti terapeutici più
indicati per il recupero funzionale degli organi vitali. In
Italia solo pochi centri ospedalieri-universitari dispongono
dell'Ecmo e molti lo utilizzano esclusivamente per patologie
cardiache ma non per insufficienze respiratorie acute, e questo
soprattutto per l'alta complessità gestionale che comporta,
anche in termini di professionalità e risorse umane tra
cardioanestesisti, cardiochirurghi, perfusionisti e infermieri
specializzati".
Si tratta di una tecnica di supporto vitale altamente
invasiva non priva di rischi e di complicanze, che viene
impiegata solo in situazioni estreme.
"Nel caso della paziente colpita da legionella - precisa il
dottor Fabrizio Ferilli - dopo nove giorni di assistenza
mediante Ecmo la situazione respiratoria è nettamente migliorata
ed è stato possibile procedere ad un progressivo svezzamento
dalla macchina per poi iniziare il trattamento respiratorio
riabilitativo".
Nel 2018 è la terza volta che l'Ecmo viene utilizzata per
gravi insufficienze respiratorie presso la terapia intensiva
post-operatoria della cardiochirurgia (Tipoc) dell'ospedale di
Terni. "Nei primi mesi dell'anno - aggiunge il dottor Fabrizio
Ferilli - sono stati trattati con tale procedura altri due
pazienti di circa 40 anni con gravissimi problemi respiratori
causati da due patologie con elevato tasso di mortalità:
polmonite da H1n1 in un caso e da Varicella nell'altro. Grazie
all'Ecmo entrambi i pazienti hanno superato la fase acuta e sono
stati dimessi dall'ospedale in buone condizioni cliniche".
L'azienda ospedaliera di Terni - prosegue la nota - a partire
dalla pandemia influenzale da virus A/H1n1 del 2009 si è
strutturata in modo da eseguire la procedura non soltanto per
insufficienza cardiaca ma anche per insufficienza respiratoria
acuta grave ed è pronta ad accogliere questo tipo di pazienti
gravi, spesso a rischio di vita, da tutta la regione e da altre
regioni, grazie alla esperienza multispecialistica sviluppata in
questi anni. In particolare, negli ultimi cinque anni l'Ecmo è
stato impiegato per assistenza respiratoria in otto persone, di
cui tre nel 2018: 4quattropersone colpite da virus H1n1, una
persona per complicanze da varicella, due persone post
intervento, una colpita da legionellosi.
E' stato registrato solo un decesso su otto casi trattati.
Per l'assistenza cardiaca l'Ecmo è stato utilizzato in 19 casi
di cui due nel 2018: due persone con miocardite fulminante,
quattro ppersone per infarto miocardico acuto, 12 persone post
intervento cardiochirurgico, una con "heart mate". La
sopravvivenza supera il 55%, mentre il tasso di sopravvivenza
complessivo si attesta sull'86%. (ANSA).