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Export: Sace nel 2015 con 1.000 aziende

Crescita in prospettiva, esportazione vale 32 miliardi

"Solo nell'ultimo anno abbiamo seguito oltre mille aziende toscane, in prevalenza Pmi, nei loro piani di crescita internazionale, con più di un miliardo di operazioni di export assicurate e investimenti garantiti". Lo ha affermato Alessandro Castellano, amministratore delegato di Sace, in occasione del convegno "L'export toscano alla prova dei nuovi rischi globali", in corso a Firenze. E si può in prospettiva, ha spiegato, operare ancora di più con le imprese toscane, "che in totale realizzano 32 miliardi di esportazioni".

L'export toscano ha "ampi margini di crescita al di fuori delle destinazioni attualmente più battute" e le aree che per Sace possono rivelarsi interessanti sono Medio Oriente (Arabia Saudita, Emirati Arabi e, in prospettiva, Iran) e Asia (India, Cina e Thailandia), ma anche paesi come Kenya e Repubblica Ceca.

Mentre le destinazioni di riferimento per l'export toscano ora sono i mercati avanzati (Usa ed Europa in primis), la Mappa dei Rischi di Sace segnala infatti "importanti margini di crescita verso un paniere diversificato di mercati emergenti, con profili di rischio certamente non trascurabili, che possono tuttavia essere affrontati con successo e profitto, puntando su coperture specifiche e un approccio strategico". Tra le destinazioni più rischiose per il 2016 si evidenziano invece Algeria, Turchia, Brasile, Bulgaria, Grecia e Russia. 

Per aumentare la capacità di esportare delle imprese di Firenze e della Toscana "la sfida si pone sulla capacità di fare sistema, di aggregarsi, di entrare in filiere, di fare reti di imprese, perché è questo quello che esigono i mercati internazionali", ha detto Massimo Messeri, presidente di Confindustria Firenze. "Le competenze, le eccellenze, la qualità dei nostri prodotti non mancano", ha spiegato Messeri, secondo cui "la sfida globale è quella legata alla frammentazione dell'industria, nostro punto di debolezza: noi abbiamo sopratutto una situazione di piccole e medie industrie che non raggiungono, normalmente, i 50 addetti, e questa non è la dimensione ideale per affrontare i mercati internazionali".

Per l'export toscano "la prossima sfida, il mio sogno, e' poter portare quasi tutte le aziende sull'e-commerce, perché sia una normalità andare a distribuire tutti i prodotti, le merci, attraverso canali digitali che ormai sono alla portata di tutti". Lo ha detto Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di commercio di Firenze e vicepresidente nazionale di Unioncamere. "In Italia siamo ancora indietro", ha ammesso Bassilichi, secondo cui "servono tre cose: della tecnologia, che è l'ultimo dei problemi; degli strumenti a supporto di garanzia; infine, che è la componente più complessa, la cultura, che non si fa comprando, ma credendo in qualcosa di nuovo ed accettando un cambiamento, che vuol dire cambiare anche le regole della propria azienda". Bassilichi, parlando della situazione di Firenze, ha detto che "siamo in un territorio che sta esportando già molto: però, come si ricorda sempre alle imprese, mai stare fermi, pensare sempre a svilupparsi anche se le cose stanno andando, per alcuni, abbastanza bene, specialmente sull'export, e quindi devono ancora crescere".

L'export è l'elemento di forza che ci ha permesso di rimanere saldi nel momento di difficoltà, e ora di rilanciare". Lo ha detto Dario Nardella, sindaco di Firenze. "Nonostante ci siano tanti rischi - ha affermato - ci sono altrettante opportunità. Ho potuto toccare con mano la volontà di cogliere, parlando con le nostre imprese e andando all'estero". Secondo Nardella "l'opportunità più grande, che deve essere colta, è corrispondere alla reputazione e alla storia straordinaria che l'Italia ha nel mondo, una reputazione storica e di leadership culturale. Dobbiamo fare squadra fra istituzioni pubbliche e mondo delle imprese, per tenere insieme tutte queste espressioni. L'Italia deve recuperare quella forza di leadership che in Europa ha avuto; con un pizzico di presunzione - ha concluso - perché ci chiamiamo Italia".

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