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Procura acquisisce carte, indagini su rete gas.

Cinque giorni fa ultimi controlli; saranno sentiti i tecnici. Italgas, niente indagini su rete nel 2014

Mentre i vigili del fuoco continuano a scavare tra i detriti per recuperare gli ultimi due dispersi della strage di Ravanusa, in Procura ad Agrigento gli inquirenti, che hanno aperto un fascicolo per disastro e omicidio colposo al momento contro ignoti, lavorano sotto traccia con l'obiettivo di dare una risposta il prima possibile alle famiglie che piangono i morti e a quelle che hanno perso le case ridotte in macerie dall'esplosione che ha sconvolto questo paese di poco più di 11 mila abitanti. Nell'attesa che entrino in scena i periti per analizzare dal punto di vista tecnico la rete del gas da cui sarebbe partita la perdita che avrebbe provocato la deflagrazione, i pm stanno acquisendo carte e documenti relativi alle manutenzioni del metanodotto. Dalle prime verifiche, i carabinieri, che indagano su delega della Procura, avrebbero appurato che cinque giorni prima della strage ci sarebbe stato un intervento di manutenzione ordinaria sull'impianto; controlli, pare, che non avrebbero evidenziato alcuna criticità. 

Ora dovranno acquisire il verbale d'intervento per verificare chi abbia materialmente eseguito il collaudo e se sia stato fatto a regola d'arte. Documenti saranno acquisiti alla Italgas, la società che gestisce la rete, e nelle ditte sub appaltatrici cui vengono affidate le manutenzioni. Saranno sentiti dunque anche i tecnici che hanno effettuato quei controlli. Per tutta la giornata di ieri sono invece stati ascoltati decine di abitanti della zona e anche i tecnici per cercare riscontri alla voce, sostenuta anche da un consigliere comunale, in base alla quale nei giorni scorsi si sarebbe sentito un odore di gas proprio nella zona in cui poi c'è stata l'esplosione. "Allo stato - ha però ribadirò il comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, Vittorio Stingo - nessuno ha confermato l'ipotesi di un odore di gas nei giorni scorsi. Non ci sono state segnalazioni né a noi né all'Italgas né all'amministrazione comunale. In ogni caso continueremo a fare tutti gli accertamenti necessari per verificare questa voce". 

Quanto alle cause che hanno provocato l'accumulo di gas nel sottosuolo, il colonnello ha sottolineato che al momento non è possibile stabilirle. "Potrebbe essere stata una frana, questa è una zona con una elevata fragilità idrogeologica, ma non è escluso neanche che ci possa essere una cavità sotterranea naturale. Non lo sappiamo ancora, lo potremo verificare quando saranno rimosse le macerie", dice. Come non si sa ancora se sulle vittime saranno effettuate le autopsie, al riguardo in Procura le bocche rimangono cucite. Proprio in questi giorni sarebbero dovuti partire i lavori nella zona sud-est di Ravanusa per "la messa in sicurezza e per l'aumento della resilienza dei territori più esposti a rischio idrogeologico e di erosione costiera", opere finanziate dalla Regione siciliana per quasi 5 milioni di euro attraverso fondi comunitari. Gli investigatori acquisiranno anche la relazione degli amministratori giudiziari nominati dal tribunale di Palermo nel procedimento di prevenzione che interessò Italgas nel 2014: in quel documento "scrivevano che Il 76% delle tratte" doveva "essere sottoposto con urgenza a un intervento di risanamento" dopo aver controllato, attraverso un pool di tecnici, la rete del metano gestita dalla società. I controlli avevano riguardato mezza Italia e anche gli impianti dell'Agrigentino. La vicenda Italgas fu anche oggetto di una inchiesta dell'Antimafia. A questo proposito la società Italgas ha ricordato che "la rete di Ravanusa non è stata oggetto di indagine e rilievi nel periodo di amministrazione giudiziaria del 2014". Italgas Reti ha conferma il "proprio impegno accanto alla Magistratura e alle Autorità competenti al fine di ricostruire con esattezza la dinamica dell'accaduto"

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