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Sicilia

Tramite carceri-clan, fermato il radicale Antonello Nicosia

Insultava Falcone, definiva 'premier' Messina Denaro. In cella anche un capomafia

   La Procura di Palermo ha fermato 5 persone accusate a vario titolo di associazione mafiosa e favoreggiamento. In carcere, tra gli altri, sono finiti il capomafia di Sciacca Accursio Dimino e Antonello Nicosia, membro del Comitato nazionale dei Radicali italiani, per anni impegnato in battaglie per i diritti dei detenuti. Quest'ultimo, insieme a Giuseppina Occhionero, parlamentare di Leu, di cui si sarebbe detto collaboratore, ha incontrato diversi boss detenuti in istituti di pena di alta sicurezza. La deputata non è indagata, sarà sentita come testimone.

   Nicosia rivolgeva insulti pesantissimi a Giovanni Falcone che, la cui morte viene definita "incidente sul lavoro" e che "da quando era andato al ministero della Giustizia più che il magistrato faceva il politico". Intercettato per mesi dal Ros e dal Gico della Finanza, parlando al telefono, dava giudizi sprezzanti sul giudice ucciso dalla mafia a Capaci nel 1992. Parole pesanti finite nel decreto di fermo.  Nicosia definiva il boss Matteo Messina Denaro "il nostro Primo ministro". Non sapendo di essere intercettato, l'esponente Radicale parlava della Primula rossa di Cosa nostra come del suo premier. Al telefono discuteva animatamente del padrino di Castelvetrano. E invitava il suo interlocutore parlare con cautela di Messina Denaro. "Non devi parlare a matula (a vanvera, ndr)", diceva.

   Uno che considera Messina Denaro 'il nostro premier' e che insulta la memoria di Falcone e Borsellino definendo le stragi del 1992 'un incidente sul lavoro' fa ribrezzo. Sono parole sconvolgenti, scioccanti, che indipendentemente dalle implicazioni di Nicosia devono farci riflettere", commenta su Facebook il ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

   Secondo la Procura, Nicosia avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all'esterno messaggi e ordini. Nicosia, secondo i magistrati, non si sarebbe limitato a fare da tramite tra i detenuti e le cosche, ma avrebbe gestito business in società con il boss di Sciacca Dimino, con cui si incontrava abitualmente, fatto affari coi clan americani e riciclato denaro sporco. Da alcune intercettazioni emergerebbero anche progetti di omicidi. Per i magistrati Nicosia sarebbe stato "pienamente inserito nell'associazione mafiosa". Chiedeva al clan di intervenire per riscuotere crediti, partecipava a summit con fedelissimi del boss Matteo Messina Denaro.

   Giuseppina Occhionero, ha 41 anni, è molisana. La Occhionero, avvocato, è stata eletta alle ultime elezioni politiche nelle liste di Leu ed è recentemente passata a Italia Viva, il partito di Renzi.
    Sostenendo di essere collaboratore della Occhionero - i magistrati hanno delegato accertamenti alla Camera per verificare se sia vero - Nicosia poteva avere incontri con padrini mafiosi. Nelle conversazioni intercettate, l'esponente Radicale sottolineava il vantaggio di entrare negli istituti di pena insieme alla deputata in quanto questo genere di visite non erano soggette a permessi.

   "Ringrazio la magistratura e le forze dell'ordine per lo straordinario lavoro di contrasto alla mafia. Da ciò che emerge dalle notizie riportate sui giornali quello che diceva e scriveva Nicosia era ben lontano dalla verità, arrivando a veicolare messaggi mafiosi per conto dei detenuti. Quello che si legge nelle intercettazioni e' comunque vergognoso e gravissimo", ha dichiarato la parlamentare di Italia Viva Giuseppina Occhionero. "La collaborazione con me - prosegue - durata solo quattro mesi, era nata in virtù del suo curriculum, in cui si spacciava per docente universitario oltre che di studioso dei diritti dei detenuti. Non appena ho avuto modo di rendermi conto che il suo curriculum e i suoi racconti non corrispondevano alla realtà -spiega - ho interrotto la collaborazione".

   L'inchiesta, condotta da Ros e Gico, è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi, dall'aggiunto Paolo Guido e dai pm Gery Ferrara e Francesca Dessì. 

   

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