di Manuel Scordo
Si sono sdraiati sul letto e davanti allo specchio si sono fatti una serie di selfie in attesa che la vittima rientrasse in casa. Passamontagna calati sul viso, guanti in lattice per non lasciare impronte, piede di porco, lacci e nastro adesivo per immobilizzare chiunque fosse entrato. Anche se sapevano bene che in quella abitazione a Piscinas, piccolo paese sulla costa sud occidentale della Sardegna, viveva da solo Pinuccio Uccheddu, 78 anni, pensionato rimasto vedovo da pochi mesi. Hanno agito come criminali navigati Gian Marco Garau e Mirko Manca, entrambi di 22 anni, arrestati questa mattina dai carabinieri della Compagnia di Carbonia e dai colleghi della Stazione di Giba per rapina aggravata e lesioni. Con loro in manette è finita anche la mente della banda, un 17enne di Piscinas. È stato lui, secondo quanto accertato dagli investigatori, a pianificare il colpo nei minimi dettagli e a fare il sopralluogo all'interno della casa.
I maggiorenni sono finiti in carcere, mentre il minorenne è stato affidato a una casa famiglia. La brutale rapina risale al 26 ottobre scorso. I due 22enni entrano in casa da una finestra e attendono l'arrivo del pensionato. E mentre aspettano si fanno selfie davanti allo specchio. Quanto entra il proprietario, scatta subito il pestaggio con una spranga: reso l'uomo inoffensivo, lo legano e gli rubano denaro, orologi e gioielli, tra questi anche gli ultimi ricordi della moglie morta. Il 17enne attende fuori, in costante contatto telefonico con i suoi complici. Messo a segno il colpo, i due scappano su una Opel Corsa blu.
L'anziano si libera e fa scattare l'allarme. I carabinieri arrivano insieme a un'ambulanza. Uccheddu viene trasportato in ospedale dove gli riscontrano la frattura di 12 costole e gli viene asportata la milza: rimane in prognosi riservata per alcuni giorni. Partono le indagini. I due maggiorenni in auto vengono bloccati praticamente subito, ma Mirko Manca dichiara false generalità ("mi chiamo Cristian Culurgioni", dice dando anche un numero di telefono fasullo). Due elementi questi che fanno insospettire i carabinieri. I militari sequestrano quindi i cellulari dei due, scoprendo la serie di selfie compromettenti; il minorenne invece viene individuato poco dopo, grazie alla testimonianza di un vicino della vittima che lo vede allontanarsi dopo la rapina e lo sente dire al telefono: "siete entrati? Io sto scendendo da Mirko". Ad inchiodare i tre, poi, ci sono le riprese del sistema di videosorveglianza in cui viene immortalata più volte l'auto. Ma soprattutto ci sono i selfie e la testimonianza del pensionato: poche ore prima del colpo, infatti, il 17enne era entrato in casa con la scusa di vendere della carne e prima di andarsene aveva salutato l'anziano chiamandolo "zio Pino", lo stesso nomignolo con cui i due banditi entrati in azione lo avevano chiamato mentre lo picchiavano a sangue.
