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Uranio: madre vittima, 'sentenza giusta, avevamo ragione'

Caporale Vacca morì dopo missione Bosnia, alla famiglia 1,5 mln

di Manuel Scordo

"E' una sentenza giusta, abbiamo aspettato tutti questi anni, è passato tanto tempo ma oggi finalmente è venuto fuori che avevamo ragione. Abbiamo combattuto questa battaglia durata 17 anni anche per tutti gli altri, in modo che non vengano dimenticati". Ha la voce che le si stringe in gola Giuseppina Secci, la mamma di Salvatore Vacca, il caporalmaggiore di Nuxis, nel Sulcis, morto il 9 settembre 1999 a soli 23 anni di leucemia. Malattia che sarebbe stata contratta per l'esposizione a munizioni all'uranio impoverito durante una missione in Bosnia. Cerca di trattenere le lacrime mentre parla del figli, delle sofferenze sofferte durante la malattia e del verdetto della Corte d'appello di Roma, che ha riconosciuto le ragioni della famiglia e confermato la condanna del ministero della Difesa ad un risarcimento di oltre un milione e mezzo di euro.

"La sentenza di oggi dimostra che mio figlio è arrivato ammalato di leucemia dalla Bosnia - racconta all'ANSA la signora Giuseppina - non si è ammalato in licenza". Domenica prossima Salvatore Vacca avrebbe compiuto 40 anni. "Questa battaglia la dobbiamo a lui - sottolinea la 'madre coraggio' - è quasi un segno, domenica avrebbe festeggiato 40 anni. Ogni anno abbiamo il sostegno dei suoi amici che ci vengono a trovare per il compleanno di Tore, ci danno conforto e ci stanno sempre vicini. Anche il Comune di Nuxis ha dedicato a mio figlio una via e il 4 novembre ha deposto una corona di fiori per lui". Giuseppina Vacca non nasconde la sofferenza per la perdita del figlio e per il tempo trascorso per la sentenza. "Per noi è sempre un calvario - sottolinea con dolore la madre del militare scomparso - la nostra vita è cambiata, non solo quella di noi genitori ma anche dei fratelli e della sorella. Non abbiamo avuto il piacere di goderci nemmeno la nascita della mia nipotina 17 anni fa, eravamo vicini a Salvatore che stava male. Nonostante la malattia sorrideva dalla camera sterile e la salutava. Abbiamo vissuto un calvario anche a causa dei medici che dicevano che non stava male nonostante perdesse un chilo al giorno e poi in sei mesi ci ha lasciati. Era un ragazzo forte aveva fatto tante missioni".

Nessun commento sull'entità del risarcimento, nessun entusiasmo nelle parole di Giuseppina Vacca. La sua voce si accende solo quando parla del nipote, il "figlioccio" di Salvatore. "Ha il suo stesso sorriso - dice quasi in lacrime - è espansivo come Tore, ci conforta tanto".

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