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>ANSA-FOCUS/ Terrorismo:kamikaze in Italia per attentato suicida

Dagli atti del Gip, "noi stiamo facendo una grande jiad"

(ANSA) - CAGLIARI, 24 APR - L'arrivo in Italia di un kamikaze e i collegamenti diretti con Osama Bin Laden, ma anche i preparativi di sanguinosi attentati compiuti in Pakistan. Ci sono poi i sospetti di un'azione contro il Papa, omicidi di connazionali in Italia, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, finanziamento di più organizzazioni terroristiche ed esportazione di valuta.
    Tutto confermato da un fiume di intercettazioni raccolte nelle 86 pagine di ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal Gip del Tribunale di Cagliari, Giorgio Altieri, a conclusione dell'inchiesta della Polizia, dell'antiterrorismo della Dda sarda che ha portato all'arresto di dieci persone, sospettate di affiliazione con Al Qaida. Altre otto sono ricercate, due delle quali in Italia.
    Il 15 marzo 2010 viene intercettato l'arrivo all'aeroporto di Roma di alcuni degli indagati "con il kamikaze". Pochi giorni dopo, uno di questi ripete al telefono per due volte la frase: "Ci stiamo avvicinando alla morte". E ancora, poco dopo: "Non è un kamikaze qualunque! Lui è un 'fidai' dai piedi al collo", chiarendo la vocazione al martirio del combattente. In un'altro passaggio, poi: "Stai attento perchè stanno per scoppiare le bombe...non vorrei che morissi sporco!". Pochi mesi dopo, il 19 settembre 2010, le microspie intercettano una conversazione dell'imam di Bergamo, Zulkfal, che gli inquirenti sospettano possa celare i preparativi di un attentato da organizzare in Italia, forse in Vaticano. "Quella missione che noi ti abbiamo affidato, è importante eliminare il loro plar (capo) Cosa hai fatto? Ci sono tanti soldi sul loro papa (o baba), noi stiamo facendo una grande jihad contro di lui".
    Una parte dell'ordinanza riguarda l'attentato esplosivo nel mercato di Peshawar del 28 ottobre 2009 che causò la morte di oltre cento persone e che gli inquirenti ritengono essere stato preparato e finanziato in Sardegna, in particolare a Olbia. "Qui la legge è diversa da quella del Pakistan!... - emerge da una conversazione tra gli indagati - Qui non c'è l'impiccagione! Soltanto tre anni di carcere e basta! E poi se uccidi qualcuno fai soltanto tre anni di carcere". Gli inquirenti della Digos di Sassari, coordinati dal sostituto procuratore di Cagliari Danilo Tronci, hanno trovato elementi di collegamento tra gli indagati e Osama Bin Laden, il capo di Al Qaida, ucciso il 2 maggio 2011 da un blitz delle forze speciali americane. Il 6 gennaio 2006, in una telefonata, uno degli arrestati, Imitias Khan, residente a Olbia, chiede notizia di Bin Landen alla sorella, la quale gli risponde: "anche lui sta bene, sta dormendo". La risposta - come segnala il Gip nell'ordinanza - suggerisce che il noto capo terrorista fosse ospitato nell'abitazione dei familiari di Imitias Khan.
    Le pagine dell'ordinanza, infine, svelano il delitto di una coppia, compiuto in Italia, accusata di aver violato la legge coranica. Sono stati sgozzati e i cadaveri mai trovati.
    Terrificanti le intercettazioni: "Facendo qualche foto - dicono alcuni degli indagati, coinvolti nel duplice omicidio - potevate posizionare la gola del cadavere in questa posizione!...
    Dovevate fotografare in modo da vedere anche il petto!... Questa è cosa grande!... La gente dirà 'gli hanno tagliato la gola'". L'ordine di custodia cautelare in carcere è supportato, secondo il Gip Alteri, dal "concreto pericolo di commissione di delitti con l'uso di armi, esplosivi o altri mezzi di violenza della stessa specie di quelli per cui si procedere". Un rischio "di intensità tale da richiedere una misura detentiva".
   

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