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Immigrazione: due donne nigeriane hanno testimoniato e fatto arrestare gli scafisti

Gommone con 82 persone soccorso al largo della Libia, migranti in nave a Cagliari

(ANSA) - CAGLIARI, 18 APR - Le attenzioni e le cure dei medici che le attendevano sulla banchina al porto Canale di Cagliari, appena scese dal mercantile greco Rizopon che le aveva soccorse al largo della coste libiche insieme ad altri 80 migranti, hanno riacceso in loro la speranza e la voglia di combattere. Nelle parole e negli sguardi degli agenti che le identificavano hanno, invece, trovato la forza di reagire e denunciare.

E' grazie al coraggio di due giovani donne nigeriane di circa 30 anni che la Squadra mobile di Cagliari è riuscita a catturare due "scafisti". Due migranti come loro, Judel Okwude e Peter Hsaitania, entrambi di 35 anni, anche loro nigeriani, che in cambio di un "passaggio" gratis hanno preso in mano il timone del gommone ed eseguito le istruzioni dei veri organizzatori del viaggio della speranza, che intanto si allontanavano a bordo di un'altra imbarcazione. Una scena da film, girata in mezzo al mare non in un set cinematografico. Un film da incubo fatto di pericoli, paura e fame che le due giovani donne, nonostante le intimidazioni subite, hanno raccontato nei minimi particolari agli investigatori coordinati dal dirigente Luca Armeni.

Il viaggio per loro, come per molti altri degli 82 migranti salvati, inizia 5 mesi fa quando lasciano la Nigeria, con in tasca una manciata di dollari e con nel cuore la speranza di cambiare vita. Raggiungono Tripoli con auto e mezzi di fortuna e rimangano in città per circa tre mesi. La permanenza non è facile, molti di loro devono trovare qualche lavoretto per racimolare i 1.500 dollari indispensabili per il "passaggio" per la nuova vita, oltre a dover individuare un contatto per accordarsi con gli scafisti. Qualche giorno prima del salvataggio, avvenuto mercoledì scorso, gli 82 migranti - quasi tutti nigeriani tra cui 17 donne, di cui tre incinte, e 6 bambini - vengono trasferiti in un paesino della costa libica dove, nella notte, salgono sul gommone. Sono due, però, le imbarcazioni che lasciano la Libia: una con i migranti a bordo e un libico, la seconda un gommone d'appoggio con altri organizzatori. Arrivati al largo, lo scafista libico consegna ai due nigeriani arrestati un telefono satellitare e un navigatore Gps, poi abbandona il gommone e si allontana con i complici. La navigazione continua per tre giorni.

Arrivati non troppo lontano dalle coste italiane, gli scafisti lanciano l'Sos e gettano in mare telefono e Gps cercando di confondersi con gli altri. Sarà poi la nave tanker Rizopon, dirottata dalla Capitaneria di porto, a soccorrerli e portarli in Sardegna salvando loro la vita. I due scafisti, grazie al racconto delle donne-coraggio, vengono individuati e arrestati dalla Polizia, rintracciati ieri nei centri di accoglienza dove avevano già trovato rifugio. I loro nomi andranno ad affiancarsi agli altri 42 finiti in manette in questa settimana nelle operazioni di Polizia a Palermo, Catania, Reggio Calabria e Siracusa. Un elenco destinato ad allungarsi, visto che nonostante i naufragi, i morti e gli arresti i viaggi della speranza continuano.

Oggi a Messina sono sbarcati 454 profughi soccorsi dalla nave militare Driade, tra loro 50 minori, 2 neonati e 8 donne incinte. A Vibo Valentia ne arriveranno in serata 150, dopo essere sbarcati nei giorni scorsi a Trapani. Mentre a Palermo dalla nave mercantile Zeran, battente bandiera maltese, ne sono sbarcati 93: 71 uomini, 19 donne e 3 bambini. Sempre oggi il gip di Palermo, Guglielmo Nicastro, ha convalidato i fermi di tutti e 14 gli extracomunicati finiti in cella con l'accusa di avere aggredito e ucciso, in seguito a una lite scoppiata per motivi religiosi, una decina di migranti con cui, a bordo di un barcone, attraversavano il Canale di Sicilia, diretti verso le coste italiane.

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