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ANSA/ A piedi o a dorso d'asino tra vecchi ovili del Supramonte

Da riparo pastori a meta turistica, il progetto di 'Anzelinu'

(di Maria Grazia Marilotti) (ANSA) - CAGLIARI, 26 FEB - Dall'alto di piccole colline dominano ampi tratti del Supramonte: sulle cime più impervie di Dorgali, tra Orgosolo, Oliena, Urzulei, Orosei e Baunei, i Cuiles, vecchi ovili in pietra e ginepro, sono una delle nuove attrazioni per incrementare il turismo delle zone interne della Sardegna. Fino a 12 anni fa di questi antichi ripari dei pastori non restavano che ruderi coperti di fillirèa, lentischio e altra vegetazione mediterranea, oltre a pietre sparse qua e là.
    Grazie al lavoro laborioso e paziente, e a titolo gratuito, di un gruppo di volontari di Dorgali, stanno rinascendo a nuova vita. E ora si può ammirare quanto il "Comitato per il ripristino de Sos Cuiles", ovvero, Angelo Carta e compagni, stanno cercando di restituire alla collettività. Al momento, a cura esclusiva del Comitato, ne sono stati ricostruiti dieci.
    L'amore per la montagna e per queste vecchie abitazioni, sta contagiando una moltitudine di persone, italiani e stranieri. Da quando è partita l'iniziativa di questi coraggiosi restauratori, si sono moltiplicate le cooperative di giovani che organizzano visite guidate ai siti.
    Un vero e proprio percorso a piedi o in alcuni tratti a dorso d'asino tra gole, pianori e boschi millenari, foreste primarie, vecchi sentieri e camminamenti poco conosciuti, per turisti amanti del trekking e dell'avventura, studiosi di antiche tradizioni e archeologia, desiderosi di assaporare il fascino della dura vita dei pastori sardi di un tempo. "Le porte dei cuiles sono sempre aperte e chiunque può fermarsi per uno spuntino - racconta Angelo Carta, per tutti Anzelinu - Un 'foghile' al centro permette di accendere il fuoco e scaldarsi nelle giornate fredde, cucinare porcetto, carne alla brace, da accompagnare con formaggio, pane casereccio, salsiccia e vino rosso. Una giornata o un weekend a contatto con una natura poco calpestata, circondati dai profumi delle erbe aromatiche e tra i silenzi di una montagna un tempo regno incontrastato dei pastori dorgalesi, caprai e anche terra di riparo di banditi d'altri tempi".
    Il lavoro di ricostruzione è fatto a mano, ci si affida alla forza delle braccia, pietre e tronchi si cercano nell'area circostante e vengono portati a spalla uno per uno camminando sulle rocce malferme. Niente ponteggi e autogru, si fa affidamento sul coraggio di salire su rudimentali scale e sulla forza dei propri muscoli per sistemare il materiale. Attorno al progetto lavora un pool di esperti: maestri del muretto a secco, fabbri, caprai, falegnami, architetti fai da te. "Abbiamo iniziato in 20 - spiega Anzelinu - ora siamo in 50, tra i 18 e i 76 anni, ci ripaga da tanta fatica vedere l'emozione negli occhi dei vecchi pastori o vedere tanti giovani che ci chiedono di poter dare un contribuito".
    A nord ovest di Dorgali c'è la montagna, a valle, verso est, c'è la Marina di Dorgali, e alcuni ovili offrono una vista mozzafiato sulle acque cristalline di Calagonone. "Il territorio è del Comune, che volentieri concede le autorizzazioni per l'avvio dei lavori e la concessione del ginepro assieme alla Forestale locale e regionale - spiega il sindaco di Dorgali, Angelo Carta (omonimo di Anzelinu) - abbiamo sempre guardato con molto favore al lavoro di questi coraggiosi volontari". A primavera, o giù di lì, sarà pronto anche l'ovile Su Listincu, nel monte Orudé, tra Dorgali e Oliena.
    "Un'altra pagina ingiallita della storia agropastorale del Supramonte sarà strappata all'oblio e restituita al mondo, ritorneranno in vita ed entreranno nella storia pastori dorgalesi dell'Ottocento e del Novecento. Restano da restaurare altri ovili. Fino a quando le forze ce lo consentono andremo avanti - assicura Anzelinu - poi passeremo il testimone ai nostri figli". (ANSA).
   

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