(ANSA) - BARI, 14 MAR - Maglia nera alla provincia di Bari,
rientrata a pieno titolo nella top ten della graduatoria che
fotografa l'intensità del fenomeno delle agromafie nelle
province italiane. Si piazza al decimo posto, seguita a ruota da
Taranto al 15esimo, la provincia di Barletta-Andria-Trani al
18esimo posto, Lecce al 28esimo, Brindisi e Foggia
rispettivamente al 46esimo e 47esimo posto. I ruoli si invertono
se ad essere fotografato è l'indice di permeabilità delle
agromafie che raggiunge 100 a Foggia, 66,80 a Brindisi, 44,75
nella BAT, 34,56 a Taranto, 30,75 a Bari e, infine, 25,94 a
Lecce. Sono i dati emersi nel corso della presentazione del
quinto Rapporto Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla
criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare. In
Puglia le fattispecie criminose più significative sono
costituite dalla sofisticazione - soprattutto dell'ortofrutta e
dell'olio - ma si assiste anche ad una escalation di furti
nelle campagne di mezzi agricoli, prodotti, fili di rame e tutto
quanto inibisce il sano svolgimento dell'attività agricola nelle
aree rurali. E' emerso, tra l'altro come il fenomeno, nel corso
dei cinque anni considerati, abbia accresciuto la propria
intensità in particolar modo in Puglia (Bari: 1,39%; Taranto:
1,30%; Barletta-Andria- Trani: 1,27%),
"L'olio extravergine di oliva pugliese - dice Gianni Cantele,
presidente di Coldiretti Puglia - è sotto continui attacchi da
parte degli agropirati senza scrupoli che 'drogano' il mercato
dell'olio extravergine di qualità con un inevitabile danno a
carico del territorio, delle imprese e dei consumatori. Oltre ai
furti di rame, prodotti e mezzi agricoli, stiamo registrando
fenomeni estorsivi, chiaramente evidenziati dai numerosi tendoni
e ceppi di uva tagliati. Il fronte dell'illegalità è sempre più
ampio e riguarda la proprietà fondiaria, le infrastrutture di
servizio all'attività agricola e, non da ultime, le produzioni
agricole ed agroalimentari. I reati contro il patrimonio, quali
furto di mezzi agricoli (15%), abigeato (11%), furto di prodotti
agricoli (13%), racket (9%), usura, danneggiamento, pascolo
abusivo, estorsione, rappresentano la "porta di ingresso
principale" della malavita organizzata e spicciola nella vita
dell'imprenditore e nella regolare conduzione aziendale".
Il volume d'affari complessivo annuale dell'agromafia è salito a
21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell'ultimo anno.
(ANSA).