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Marche: vince Ceriscioli, Spacca giù

Seguono Giovanni Maggi (M5S) con il 21,8% e Francesco Acquaroli (Lega-Fdi) con il 19%

Il premier Matteo Renzi ha telefonato al presidente eletto della Regione Marche Luca Ceriscioli, del Pd, per congratularsi e augurare buon lavoro, dichiarando la propria disponibilità a lavorare insieme e chiedendogli di tenersi in contatto. Ceriscioli ha ricevuto degli sms dal presidente dell'Anci e sindaco di Torino Piero Fassino e dal ministro Graziano Delrio. Per lui anche le congratulazioni di Maria Elena Boschi e Dario Franceschini e dal vice segretario del Pd Lorenzo Guerini.

Sarà composta di ''tre donne e tre uomini'' la giunta del neo governatore delle Marche Luca Ceriscioli (centrosinistra). ''Competenze, territori, contributo delle diverse forze politiche'' che lo hanno sostenuto (Pd, Popolari per le Marche-Udc, Uniti per le Marche) i criteri guida ha annunciato in una conferenza stampa nel suo comitato elettorale. ''Cercherò di limitare il più possibile il ricorso agli assessori esterni, il minimo indispensabile per comporre la giunta. Nomi non ce ne sono - ha aggiunto rispondendo ai giornalisti - perché dobbiamo ancora fare un incontro con l'alleanza per ragionare sull'assetto''. E' quasi certa un assessore esterno donna (per rispettare l'equilibrio di genere). ''Nessun pregiudizio'' nei confronti dei componenti dell'esecutivo uscente, la giunta Spacca, nel caso un nome servisse ''alla quadratura del cerchio''.

Luca Ceriscioli, candidato del Pd, è stato eletto governatore delle Marche, con il 41,1%. E' il dato definitivo fornito dal sito della Regione.

Luca Ceriscioli vince, seguito dal candidato del Movimento 5 Stelle Gianni Maggi e da quello di Fdi-An Francesco Acquaroli, mentre 'crolla' l'ex presidente Gian Mario Spacca, ex Pd, candidato per la terza volta dopo avere rotto con il centrosinistra, seguito a grande distanza dal candidato di Altre Marche-Sinistra Unita Edoardo Mentrasti. Così le Marche chiudono la lunghissima pagina di Spacca alla guida della Regione, presidente per due mandati dal 2005, assessore o vice presidente nei dieci anni precedenti. 

Cambia il presidente, non la coalizione, un centrosinistra formato da Pd e vari cespugli raccolti in due liste, una laica (Verdi, Psi, Idv, civiche), l'altra popolare (Udc-Popolari Marche). Ceriscioli, 49 anni, ex sindaco di Pesaro e insegnante di matematica che si definisce "un semi-professionista della politica", coglie l'obiettivo e supera il 40% (a scrutinio quasi ultimato sfiora il 41%) che assicura alla sua coalizione il premio di maggioranza di 18 consiglieri sui 30 più lui del nuovo Consiglio regionale delle Marche.

A seguire, con molto distacco, exploit del candidato del Movimento 5 Stelle Gianni Maggi con il 21,8% dei voti, tallonato da Francesco Acquaroli, il sindaco quarantenne di Potenza Picena, con il 19%. "La linea della chiarezza paga, e non quella del sostegno ai voltagabbana" commenta su twitter il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. Spacca, alla testa di una coalizione formata da Marche 2020 Area Popolare, Forza Italia e Democrazia Cristiana, resta al palo, anche se i pronostici della vigilia lo vedevano testa a testa con Maggi come miglior perdente: è solo quarto con il 14,16% dei consensi, dopo una campagna elettorale in cui vari big nazionali come il ministro Maria Elena Boschi e lo stesso premier Matteo Renzi lo hanno accusato di avere "cambiato casacca" e di "essere attaccato alla poltrona". In nottata, con un comunicato, prende atto del risultato delle urne. "Il dato elettorale indica che il nostro progetto per le Marche non è entrato nel cuore dei marchigiani, come avremmo sperato" dice.

Eppure, quel progetto doveva essere un "modello da esportare in tutta Italia", caldeggiato da Gaetano Quagliariello e da Ncd, l'approdo sul territorio di Area Popolare. Ma la formazione centrista di Spacca ha raccolto solo il 3,92% e Forza Italia il 9,43%. Dopo l'ex governatore viene Mentrasti, con una formazione che raccoglie Sel, Pdci, Rifondazione e altre sigle di sinistra, con il 3,97% dei voti. Rivoluzionato il Consiglio regionale marchigiano: i tre maggiori partiti saranno il Pd (che dovrebbe esprimere 15 consiglieri), M5s e Lega. Sullo sfondo, ma incombente, l'alto tasso di astensionismo: l'affluenza alle urne si è fermata al 49,7%, quasi 13 punti in meno rispetto alle regionali del 2010, in pratica un marchigiano su due non è andato a votare. Disaffezione verso la politica, stanchezza per i litigi tra i partiti o interni ai partiti e tra i candidati, certo, ma forse anche un crescente disinteresse o disincanto verso l'istituzione Regione.

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