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L'operaio Ghirardini morto per avvelenamento, per parenti non è suicidio

Trovato un oggetto contenente un'anima di cianuro

"I parenti non accettano l'ipotesi del suicidio, se Beppe avesse voluto farla finita, da buon cacciatore, poteva provvedere in maniera diversa, senza soffrire inutilmente" è il pensiero dei parenti di Giuseppe Ghirardini, l'operaio bresciano della Bozzoli morto per avvelenamento da cianuro. Le sorelle dell'operaio hanno affidato un commento a un amico di famiglia, che ha poi inviato un comunicato alla stampa. "Non crediamo al suicidio sapendo che Beppe era un uomo solare pieno di vita e non vedeva l'ora che arrivasse il Natale, visto che avrebbe riabbracciato il figlio dopo 5 anni, le telefonate intercorse infatti con la moglie avvenivano proprio per la preparazione dei documenti per far tornare in Italia il figlio". La famiglia dell'operaio della Bozzoli di Marcheno si scusa anche per il gesto di stizza avuto nei confronti dei giornalisti sabato quando la stampa è stata allontanata con una secchiata d'acqua. "I parenti ringraziano i giornalisti per l'interessamento al caso, nello stesso tempo si scusano per la reazione avuta nei giorni scorsi, dovuta alla pressione pesante degli organi di stampa e delle tv. Capiscono il diritto di cronaca ma chiedono di vivere il dolore nella giusta intimità della loro famiglia".

Venticinque giorni dopo il ritrovamento del cadavere, è ufficiale la causa del decesso di Giuseppe Ghirardini: l'operaio della Bozzoli di Marcheno, nel Bresciano, è morto per avvelenamento da cianuro. Lo hanno stabilito i Ris di Parma che hanno completato l'accertamento sul corpo estraneo ritrovato nello stomaco dell'addetto ai forni della fonderia di Marcheno dalla quale l'8 ottobre scorso è svanito nel nulla il titolare Mario Bozzoli.

"Quanto emerso dall'accertamento è inquietante", è stata la prima reazione dell'avvocato Marino Colosio, legale dell'ex moglie brasiliana di Giuseppe Ghirardini che rifiuta l'idea che Ghirardini possa essersi suicidato ingerendo quella che inizialmente sembrava essere una bacca - così gli inquirenti avevano catalogato il corpo estraneo trovato nel corso dell'autopsia - e che invece risulta essere un manufatto in silicato, di 4 centimetri di lunghezza e almeno due di diametro, con un'anima di cianuro. Un oggetto che non sarebbe in commercio e che, sprigionando il veleno, avrebbe ucciso Ghirardini, trovato cadavere a più di cento chilometri dalla sua abitazione, nei boschi di Ponte di Legno, in Alta Vallecamonica dove aveva anche abbandonato la sua auto.

Non si esclude che il cianuro possa essere arrivato da piste estere. "Oggi ho effettuato un sopralluogo nella zona dove è stato trovato morto Ghirardini e posso dire che è un luogo aperto ad ogni scenario", ha detto l'avvocato bresciano Marino Colosio. "Siamo parte offesa in un procedimento aperto per induzione al suicidio, ma la vicenda potrebbe assumere pieghe diverse. E' un giallo nel giallo", ha poi aggiunto il legale che ha già comunicato la notizia all'ex moglie di Ghirardini che l'operaio la sera prima di scomparire aveva chiamato al cellulare 9 volte senza ricevere risposte. "Erano telefonate per chiedere aiuto", dice oggi l'avvocato Colosio. "L'ex moglie di Ghirardini è terrorizzata, spaventata per suo figlio, che possa accadergli qualcosa". Nel frattempo oggi la Procura di Brescia ha disposto lo svuotamento dei forni della fonderia Bozzoli che è sotto sequestro dal 13 ottobre. Il materiale presente sarà fatto raffreddare per tre giorni e successivamente analizzato per trovare tracce dell'imprenditore scomparso. Fino ad oggi dalle scorie dei forni passate al setaccio dall'anatomopatologa Cristina Cattaneo non sono emersi elementi determinanti ai fini dell'indagine che nel caso della scomparsa. (ANSA).

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