(di Igor Greganti)
(ANSA) - MILANO, 6 NOV - Finisce ancora una volta a processo, all'età di 84 anni, Emilio Fede, e stavolta l'accusa principale che gli viene contestata è quella di aver ricattato i vertici di Mediaset con alcune false foto 'hot', quando venne licenziato e dovette lasciare la direzione del Tg4 dopo quasi 20 anni. A rinviarlo a giudizio stamattina è stato il gup di Milano Elisabetta Meyer che, accogliendo la richiesta del pm Silvia Perrucci, ha fissato la prima udienza del dibattimento per il prossimo 2 febbraio davanti alla sesta sezione penale.
Fede, in particolare, è accusato di aver dato mandato nel 2012 a Gaetano Ferri, suo ex personal trainer, e a due donne, Maria Madeo e Michela Faioni (oggi hanno patteggiato 2 anni e 4 mesi), di assemblare dei fotomontaggi falsi e compromettenti che ritraevano il direttore dell'informazione di Mediaset, Mauro Crippa, che è parte offesa nel procedimento (non si è costituito parte civile) così come Fedele Confalonieri. Fotomontaggi che, secondo gli inquirenti, sarebbero serviti per costringere Mediaset a sottoscrivere un accordo transattivo più favorevole a Fede rispetto alle condizioni del licenziamento.
"Ma io per restare alla Direzione del Tg4, da me fondato e diretto per oltre 20 anni, dovevo ricattare Crippa che mi aveva sempre ritenuto, e dichiarato pubblicamente, il più grande o uno dei più grandi giornalisti?", ha commentato Fede, che dovrà affrontare anche un processo d'appello 'bis' per il caso Ruby, dopo che la Cassazione nelle scorse settimane ha annullato con rinvio la condanna a 4 anni e 10 mesi.
L'ex direttore, tra l'altro, oggi è stato mandato a processo, oltre che per l'accusa di estorsione, anche per quella di violenza privata per alcuni presunti sms minatori nei confronti di Ferri, il quale si sarebbe dissociato da un presunto progetto di "estorcere a Berlusconi due milioni di euro per evitare la diffusione di foto compromettenti di Crippa". Ferri, invece, è stato condannato a 3 anni e 10 mesi con rito abbreviato per l'estorsione ai vertici Mediaset, che avrebbe attuato assieme a Fede, e anche per quella ai danni dello stesso giornalista (il risarcimento per l'ex direttore, parte civile in questo 'capitolo', dovrà essere quantificato in sede civile), da cui avrebbe incassato 700 euro con la minaccia di diffondere alcuni audio che lo riguardavano.
Le due indagate che hanno patteggiato per l'estorsione ai vertici Mediaset, invece, sono state prosciolte, così come lo stesso Ferri, da un'altra accusa che veniva contestata nel procedimento, la violazione della privacy.
La difesa dell'ex direttore del Tg4, rappresentata dagli avvocati Maurizio Paniz e Giuseppe Lucibello, aveva chiesto, invece, il proscioglimento dalle accuse. Per Fede, tuttavia, ora "la risposta arriverà con un processo al quale io tengo molto, un processo vuol dire che ci saranno testimoni - ha concluso il giornalista - vuole dire anche arrivare a quella verità per la quale io combatto da oltre tre anni". (ANSA).