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Yara, Bossetti resta in carcere

Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Brescia. Il muratore arrestato per l'omicidio della piccola Gambirasio

(di Stefano Rottigni)

La bocciatura della sua richiesta di scarcerazione da parte dei giudici del Riesame di Brescia è stato un duro colpo per Massimo Giuseppe Bossetti, in carcere in isolamento da più di quattro mesi per l'omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. Bossetti sta perdendo "la speranza in un processo giusto" e questo lo sta "uccidendo giorno dopo giorno", racconta uno dei suoi avvocati, Claudio Salvagni, dopo averlo visitato nel carcere di Bergamo.

"Se ritengono che quello è il mio Dna - riflette Bossetti -, è inutile che mi facciano il processo". L'avvocato Salvagni e la collega Silvia Gazzetti hanno ricevuto finora solo il dispositivo dell'ordinanza che conferma la custodia cautelare in carcere e non ancora le motivazioni, che contano di avere al più presto, per studiare un eventuale ricorso in Cassazione. Quel che è certo è che non ha avuto presa, oppure è stata dichiarata inammissibile, la principale questione posta dalla difesa, dopo che il gip di Bergamo, Ezia Maccora, aveva detto no a una prima richiesta di scarcerazione, e cioè che fossero ritenuti nulli gli atti alla base della consulenza del Ris sulla scorta della quale si arrivava all'individuazione del Dna di 'ignoto 1', che fu poi identificato con il muratore di Mapello. Gli avvocati chiedevano la nullità della relazione perché disposta dalla Procura con lo strumento della delega d'indagine e non invece come un atto che richiedeva la presenza di consulenti della difesa e quindi in contraddittorio. Gli avvocati ponevano anche la questione del documento Vodafone secondo il quale l'ultima cella agganciata dal telefono di Yara, prima di essere spento alle 18.55 del 26 novembre 2010, era quella di Brembate, mentre il cellulare di Bossetti dalle 17.45 era rimasto agganciato alla cella di Mapello. Questo, in qualche modo, secondo le difesa 'allontanava' Bossetti dalla ragazza. Gli avvocati avevano anche cercato di smontare le esigenze cautelari: nessun pericolo di fuga, considerato che già il gip l'aveva ritenuto insussistente, non convalidando il fermo, e il pericolo di reiterazione del reato. Per il gip, Bossetti, considerata l'indole e la gravità del reato di cui è accusato e per la sua assenza di freni inibitori, può uccidere ancora.

Il pm di Bergamo Letizia Ruggeri aveva invece chiesto, il 14 ottobre che le argomentazioni della difesa fossero respinte e aveva ribadito le proprie convinzioni. I giudici bresciani le hanno dato ragione e la loro ordinanza peserà come un macigno davanti alla Corte d'assise che processerà il muratore. Eppure, nei giorni scorsi, le anticipazioni della consulenza degli esperti dell'Università di Pavia sui peli umani trovati sul corpo di Yara avevano dato adito a qualche speranza ai difensori, almeno in vista del processo. Era stato confermato che nessuno dei peli era di Bossetti e che due dei 200 analizzati appartengono a un'altra persona. Gli esperti non si nascondono che sarà molto difficile stabilire di chi sono e essendo solo due potrebbero essere stati trasportati e non autorizzerebbero a ipotizzare la presenza di una persona diversa sul luogo del delitto. (ANSA).

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