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Al via settimana cruciale per caso delitto Chiara Poggi

Trovate tracce di cromosoma Y sulle unghie della ragazza e foto di avambraccio Stasi con segni compatibili a colluttazione

(di Francesca Brunati)

 Si apre una settimana cruciale per il caso del delitto di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007 e per cui Alberto Stasi, il suo fidanzato di allora, è imputato a Milano nel processo di appello 'bis'. Processo che, lo scorso 30 aprile, ha visto la riapertura dell'istruttoria dibattimentale con i giudici che hanno disposto nuovi accertamenti e nominato quattro periti per effettuare ulteriori esami. Esami che hanno portato, grazie all'utilizzo di una tecnica più raffinata rispetto a quelle usate nel corso delle indagini, a individuare tracce di cromosoma Y, quello maschile, su alcuni frammenti di due unghie di Chiara.

Un risultato che potrebbe contribuire a dare una svolta al caso e che oggi sarà al centro di un incontro 'chiave' che si terrà nella sede del dipartimento di Scienza e Salute dell'Università di Genova tra i periti nominati dalla Corte d'Assise d'appello guidati dal prof. Francesco De Stefano e i consulenti della difesa e della parte civile. Gli esperti genetisti discuteranno in contraddittorio se le tracce del cromosoma Y maschile individuate sui reperti ungueali della giovane donna sono leggibili e se contengono i marcatori sufficienti per procedere alla eventuale comparazione con il profilo del cromosoma Y di Stasi. Qualora periti e consulenti arrivino a valutare l'esistenza di tutti i parametri necessari, in assenza di opposizioni, già domani potrebbe arrivare la decisione di effettuare la comparazione. Altrimenti spetterà ai giudici sciogliere il nodo.

Intanto, dagli altri approfondimenti in corso dopo la decisione della Corte d'Assise d'appello di riaprile il caso, emergono altri particolari. Tra questi una o due foto in cui si vede un avambraccio di Stasi con due segni compatibili con quelli di una colluttazione e di cui, dopo essere state trasmesse con altre alla Procura di Vigevano, si sono perse le tracce. Foto e segni di cui i genitori di Chiara, ora parte civile al processo, non hanno "mai saputo nulla". Si tratta di fotografie scattate assieme ad altre nella stazione dei Carabinieri di Garlasco poche ore dopo il delitto, quando l'ex studente bocconiano aveva dato l'allarme, aveva accompagnato i militari nella villetta di via Pascoli per un primo sopralluogo (lui non era entrato in casa), ed era ritornato in caserma. Un brigadiere in servizio quel giorno, al quale non erano sfuggiti quei due segni 'sospetti', scattò alcune fotografie per 'cristallizzare' non solo lo stato in cui si trovava Stasi ma anche quella specie di graffi. Ora queste foto, in particolare quella in cui si vedrebbe il braccio in primo piano, sono state di nuovo prodotte e consegnate al sostituto procuratore generale Laura Barbaini che le ha confrontate per accertare la loro corrispondenza con quelle che ha 'scoperto' dopo aver passato in rassegna uno per uno la mole di documenti contenute nel fascicolo dell'accusa. Il pg, che da settimane sta ripercorrendo le prime fasi dell'indagine per cercare di rimediare agli errori commessi sette anni fa, ha inoltre sentito come teste il militare, il quale avrebbe descritto istante per istante i momenti dopo la scoperta del cadavere di Chiara, e raccontato come mai quelle foto, in particolare quella che raffigura quell'indizio che di certo sarà valorizzato in aula, furono in sostanza sottovalutate e dimenticate. Inoltre, da quanto è trapelato, pare che Alberto a una domanda fatta quel giorno in caserma fuori verbale sul perchè di quei segni avrebbe detto che se li era procurati tempo prima. Domanda mai ripetuta dal pm e quindi, mai, messa nero su bianco. 

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