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Legale, Alberto sta come uno nel tritacarne

E' cominciato il processo d'appello bis, Stasi in aula

(di Francesca Brunati)

(ANSA) - MILANO, 10 APR - Si gioca tutto sulla riapertura o meno del caso il primo round della partita tra accusa e parte civile da una parte e difesa dall'altra, che ieri si sono di nuovo ritrovate in aula per il processo d'appello bis sul giallo di Garlasco. Processo con rito abbreviato - in cui Alberto Stasi è accusato dell'omicidio di Chiara Poggi, la fidanzata di allora brutalmente uccisa il 13 agosto del 2007 - dove  non è mancata qualche polemica. Così ieri mattina, davanti alla Corte d'Assise d'Appello di Milano, Alberto Stasi è ripiombato "nel tritacarne" che, a dire di uno dei suoi legali, "lo sta segnando da sette anni", mentre i genitori di Chiara, Rita e Giuseppe Poggi, sono ritornati a sperare di poter scoprire la "verità". Una "verità" che da anni stanno aspettando senza, però, aver mai perso, riassumendo le poche frasi pronunciate da mamma Rita, la loro "fiducia nella magistratura".

Per arrivare a dare un nome all'assassino, dopo la relazione del giudice Barbara Bellerio, presidente della Corte, prima il sostituto procuratore Laura Barbaini, poi l'avvocato di parte civile, Gian Luigi Tizzoni, hanno chiesto il rinnovo parziale del dibattimento sulla scorta di quanto indicato un anno fa dalla Cassazione quando, il 18 aprile, aveva annullato la sentenza con cui Stasi si era visto confermare l'assoluzione già incassata in primo grado. In sostanza sono tre gli accertamenti su cui pg e legale dei Poggi puntano: la ripetizione dell'esperimento della cosiddetta camminata di Stasi sulla scena del crimine, estendendolo anche ai primi due gradini della scala su cui fu trovata senza vita Chiara e che Alberto dice di aver sceso; le analisi, mai effettuate, per individuare il Dna mitocondriale, da un capello castano chiaro trovato nel palmo della mano sinistra di Chiara e sui margini delle unghie della ragazza. Infine il terzo accertamento riguarda la bici nera da donna nella disponibilità degli Stasi e di cui è stato chiesto il sequestro alla luce della testimonianza di Franca Bermani, la vicina di casa dei Poggi che aveva raccontato di averne visto una simile appoggiata al muretto della villetta dei Poggi proprio la mattina dell'omicidio.

E a questo proposito il pg Barbaini, che ha chiesto ulteriori approfondimenti sui pc di Chiara e Alberto, ha spiegato che l'ex comandante della caserma dei carabinieri di Garlasco Francesco Marchetto - già condannato in primo grado a due anni e otto mesi per favoreggiamento della prostituzione e peculato - è stato indagato dalla Procura di Pavia per falsa testimonianza. L'indagine, di cui è stata chiesta l'archiviazione, è nata in seguito a un esposto dei Poggi e riguarda la sua deposizione relativa alla bicicletta durante il processo davanti al gup di Vigevano Stefano Vitelli. Nel pomeriggio la parola è passata alla difesa che, nell'opporsi a qualsiasi supplemento istruttorio "perchè non aggiungerebbe nulla di nuovo", ha chiesto di poter concludere il 16 aprile, data della prossima udienza per poter esaminare gli atti depositati dal pg. Il prof. Angelo Giarda, nell'affrontare l'esame della camminata, ha spiegato che già i periti e i consulenti delle parti, nel corso del giudizio di primo grado, avevano deciso di non effettuare l'accertamento sui due gradini in quanto, riferendosi alle macchie di sangue, non erano stati in grado di ricostruire la scena del delitto. Dopo di che la sospensione del processo. Ma oggi non è mancata qualche polemica. Con Paolo Reale, cugino di Chiara e consulente informatico, che prima di lasciare il palazzo di Giustizia è sbottato: "Siamo rimasti allibiti dall'attacco fatto alla parte civile. L'avvocato Giarda ha definito il nostro ruolo 'parte accessoria'. Io ritengo che la famiglia di una vittima abbia tutto il diritto di far luce sulla verità". E poco dopo, l'avv. Fabio Giarda, figlio del professore e uno dei legali del pool difensivo ha replicato: "Nessun insulto, solo una considerazioni in base al codice. Se sono permalosi non è colpa nostra". Tra una settimana si ritorna in aula. (

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