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Carbonizzato in ospedale Genova. Per procura e' suicidio

Durante la notte, 25 i malati sfollati in altre strutture

Sarebbe stato un suicidio, un atto autolesionistico, la causa del decesso del paziente avvenuto questa notte nel rogo all'ospedale San Martino di Genova. E' quanto trapela dalla procura genovese che indaga sulla vicenda. Al momento è stato aperto un fascicolo per atti relativi al decesso, il cosiddetto modello 45, senza ipotesi di reato. Le indagini proseguono.

Marco Tessier, morto nell'incendio all'ospedale San Martino di Genova, aveva tentato il suicidio ieri buttandosi dalla finestra della sua stanza. Era stato fermato da un'infermiera.

Secondo quanto appreso, Tessier soffriva di un tumore all'esofago allo stadio terminale e, secondo fonti interne all'ospedale, avrebbe avuto un'aspettativa di vita molto ridotta. Non è escluso quindi che l'incendio che l'ha ucciso possa esser stato deliberatamente provocato.

Un incendio, sviluppato durante la notte all'interno di una stanza del reparto di oncologia dell'ospedale San Martino di Genova, ha provocato la morte di un paziente. Ferita la persona che lo assisteva e che è riuscita a chiamare i soccorsi. Sono 25 i pazienti sfollati dal reparto che è stato dichiarato inagibile dai Vigili del fuoco.

L'incidente è avvenuto nel padiglione Dimi del S.Martino. Ad avvertire il personale è stato il familiare del paziente oncologico deceduto. Lo stesso familiare, avvolto dalle fiamme, è stato soccorso dal personale infermieristico che ha spento il fuoco con una coperta. E' intervenuta la squadra antincendio dell'ospedale e, successivamente, i Vigili del fuoco che in mattinata hanno dichiarato inagibile il padiglione.

La donna rimasta ustionata è stata trasferita al centro Grandi ustionati dell'ospedale Villa Scassi. Alcuni pazienti dello stesso reparto sono rimasti lievemente intossicati dal fumo provocato dall'incendio del materasso. Il corpo del paziente deceduto, Marco T., 60 anni, è stato trasferito nella morgue del San Martino.

"La signora mi correva incontro, era avvolta dalle fiamme e la sedia le si era fusa addosso. Urlava, faceva paura. Assieme a una collega ho spento le fiamme che l'avvolgevano con una coperta poi sono andata nella stanza che era invasa dal fumo. Quello che ho visto era terribile, ma sapevo di dover chiudere la porta e creare una barriera per il fuoco. Ho seguito le procedure". Lo ha detto l'infermiera di 40 anni che ha salvato la familiare del paziente oncologico morto nell'incendio.

Il gesto "coraggioso e professionale" dell'infermiera che ha chiuso la porta della stanza dove si è sviluppato l'incendio nel padiglione"ha evitato che il bilancio di questo gravissimo incidente fosse peggiore". Lo ha detto la direzione sanitaria del nosocomio genovese. La direzione ha confermato che i 25 pazienti del padiglione sono stati trasferiti in parte nell'altro padiglione oncologico Obi e in parte nel reparto di pneumologia. 

Moglie vittima, l'ho visto morire

"Ho visto le fiamme avvolgere mio marito ho provato subito a tirare via le coperte ma non sono riuscita a spegnere l'incendio. Così ho provato a sollevarlo e portarlo fuori dalla stanza ma non ci sono riuscita". E' questo il racconto di Carla Belloni, la donna di 52 anni di Casarza Ligure rimasta gravemente ustionata durante l'incendio di questa notte al Dimi che ha ucciso Marco Tessier, 63 anni. La donna si trova ricoverata nel centro grandi ustionati dell'ospedale Villa Scassi di Sampierdarena ma prima di salire sull'ambulanza ha raccontato quanto successo a una degente del reparto che era stata sfollata. "E' successo tutto all'improvviso - ha detto la donna -. Ho sentito un calore fortissimo e Marco era avvolto dalle fiamme. Ho provato a salvarlo, ma non ci sono riuscita". Carla ha chiesto aiuto alle infermiere ma anche loro non sono riuscite a trascinare Tessier fuori dalla stanza. Il calore era tanto intenso che la poltrona sulla quale si trovava seduta la donna si è fusa e le è rimasta attaccata al corpo.

 

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