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Ucciso il 'tesoriere'di Mokbel, uno dei killer è ex Casapound

Fermato da Dda.Omicidio in casa Roma,condannato truffa a Fastweb

Un omicidio e una scia di misteri. Una trama fitta e anche oscura di legami, intrecci finanziari, patrimoni accumulati illecitamente. Un mondo dove qualcuno questa mattina ha deciso di puntare i riflettori sparando un colpo di pistola dritto al petto di un uomo di 41 anni, Silvio Fanella, condannato a nove anni di reclusione nel processo per la maxi truffa a Fastweb-Telecom Italia Sparkle. Un uomo legato a doppia mandata a Gennaro Mobkel, imprenditore con un passato nell'estrema destra, legato a numerose inchieste e ritenuto proprio la mente del raggiro della truffa a Fastweb. Ma non solo.

Ferito gravemente, probabilmente dalla stessa vittima e forse dalla stessa arma uno dei killer del commando composto almeno da tre persone, Giovanni Battista Ceniti, ex militante di Casapound, fermato dalla Dda di Roma con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione. Quello che gli investigatori della squadra mobile di Roma hanno giudicato come un vero e proprio agguato si è consumato in un palazzo di via Camilluccia, in una zona residenziale a nord della città. Alle nove di mattina. E forse anche stavolta ci sono di mezzo soldi, soldi sporchi, forse mai restituiti o "spartiti". In quell'appartamento viveva Silvio Fanella, che aveva l'obbligo di dimora nella capitale.

La vittima avrebbe aperto ai suoi assassini che si sono finti militari della Guardia di finanza: non appena ha capito le loro intenzioni, ha fatto allontanare la cugina e i due figli minorenni di lei. Testimoni hanno raccontato di una lite, urla e una sequenza di almeno tre, quattro colpi di pistola. Altri inquilini hanno detto di aver visto scappare due uomini armati a bordo di un'auto, trovata dopo alcune ore. La macchina, una Croma di colore grigio risultata rubata, in queste ore viene passata al setaccio dagli agenti della scientifica, alla ricerca anche del più piccolo dettaglio che possa ricondurre al gruppo di fuoco.

Fermo restando che, appena sarà possibile, la polizia dovrà interrogare Giovanni Battista Ceniti, operato d'urgenza al Policlinico Gemelli e ora in prognosi riservata. Solo lui, allo stato, potrebbe svelare i motivi che hanno portato all'omicidio di un personaggio legato a diverse vicende controverse. Secondo la ricostruzione della polizia, a ferire Ceniti potrebbe essere stata la stessa pistola che ha ucciso Fanella. Non è chiaro infatti se l'ex militante di Casapound sia stato colpito durante la colluttazione dalla vittima, o accidentalmente dagli altri killer. Ma l'inchiesta deve muovere subito i primi passi. E questi non possono non contemplare il passato della vittima. Proprio negli uffici della procura romana esiste già quello che gli addetti ai lavori chiamano 'faldone' con il nome di Fanella, ritenuto dagli inquirenti della capitale il cassiere del gruppo che fa riferimento a Mokbel.

Era lui, infatti, secondo l'impianto accusatorio della magistratura, l'uomo deputato a gestire la contabilità finanziaria della presunta organizzazione criminale. Casse che potevano contare su una liquidità a sei zeri che veniva reinvestita in abitazioni, gioielli e attività commerciali. E come rimettendo a posto i pezzi di un puzzle, gli inquirenti romani hanno scoperto che Fanella aveva anche rischiato, non molto tempo fa, di essere vittima di un sequestro di persona architettato da un clan lucano per "punirlo" di avere sottratto soldi all'organizzazione. Un particolare emerso da un'inchiesta della Procura di Potenza su alcuni soggetti vicina al clan melfitano dei Cassotta.

Secondo le indagini tre giovani lucani erano stati reclutati da un componente del clan, conosciuto nel carcere di Frosinone, per compiere il rapimento di Fanella sospettato di aver fatto sparire i soldi del gruppo. Il tentativo però non era andato in porto. Quello che resta ora da chiarire è se questa mattina a Roma ad armare la mano del commando sia stato il passato di Fanella o se l'uomo, dopo la condanna nel processo Fastweb, abbia intrecciato nuove e pericolose relazioni, anche di tipo economico, che ne hanno decretato la sua condanna a morte.

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