Una sentenza che ''non risolve'' la situazione e non recupera il rapporto tra madre e figlia, poichè il 'valore denaro' non basta a risarcire il danno morale e psicologico. Così la psicologa dell'età evolutiva Anna Oliveiro Ferraris e la psicoanalista Claudia Spadazzi commentano la decisione del gup che ha condannato la madre di una delle ragazzine costrette a prostituirsi a Roma, oltre che a 6 anni di reclusione, anche alla perdita della podestà genitoriale ed a risarcire la figlia in sede civile.
"Parametro 'denaro' non cambia"
''La condanna al risarcimento - spiega Ferraris - non è di beneficio alla ragazza, poichè non l'aiuta ad acquisire una diversa visione dell'esistenza e dei rapporti umani: prima, il modo di rapportarsi della giovane era infatti tutto basato sul valore denaro, motivo per cui si prostituiva; ora, questa sentenza stabilisce che la madre debba risarcirla per il danno subito, ma sempre in denaro''. Al contrario, osserva l'esperta, ''sarebbe stato opportuno che il giudice avesse indicato un percorso terapeutico, ovvero una terapia familiare per cercare di recuperare il rapporto tra madre e figlia''. Il percorso terapeutico, infatti, ''sarebbe mirato ad un recupero per entrambe le donne: per far capire loro l'errore commesso, aiutandole - afferma Ferraris - ad identificare una nuova modalità di rapportarsi''. Così, invece, ''la ragazza - rileva - sarà sempre più convinta che tutto si possa risolvere utilizzando il parametro del denaro, ed il rapporto con la madre continuerà ad essere improntato a tale valore''.
"Serve risarcimento morale"
In questo caso, sottolinea Spadazzi, ''il problema centrale è quello del risarcimento morale della ragazza, ed il rapporto con la madre si potrà recuperare solo se quest'ultima manifesterà pentimento; il risarcimento economico previsto dal giudice, cioè, non potrà sanare il rapporto tra madre e figlia, anche se con tale sentenza il giudice ha voluto evidentemente evidenziare il danno subito dalla minorenne, indotta dalla madre a prostituirsi, e quantificarlo. Quello che è però necessario è un risarcimento morale ed affettivo''. Oltre alla pena pecuniaria dunque, conclude la psicoanalista, ''sarebbe stato opportuno pensare anche ad un percorso di recupero e terapia, per la figlia così come per la madre, entrambe vittime di una contesto degradato e particolarmente problematico''.