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Rinasce il Prosekar, nel borgo di Prosecco

Bottiglie a Hong Kong già nel 1886. Oggi giovani vignaioli lanciano una nuova sfida

(di Alfonso Di Leva)

(ANSA) - TRIESTE, 13 NOV - Potrebbe essere partito da Trieste, nel 1886, il fiume di Prosecco che oggi, con centinaia di milioni di bottiglie, inonda i cinque continenti. Il 5 novembre di quell'anno, al cantiniere della nave "Pandora" del Lloyd austro-ungarico, in partenza per Hong Kong - racconta lo storico triestino Fulvio Colombo - un deputato austriaco dell'epoca, Ivan Nabergoj, affidò cento bottiglie di "Prosekar", nome sloveno del vino Prosecco. Fu un successo clamoroso fin dal primo momento: in pochi giorni il cantiniere della "Pandora" raccolse a Hong Kong ordini per 12.000 bottiglie di Prosekar/Prosecco, ma di quegli ordini, poi, si è persa ogni traccia.
    Quello che, invece, non si è perso è il racconto del metodo di produzione di quel vino, diverso sia dal metodo francese con il quale si produce lo champagne, sia da quello "charmat" con il quale, in grandi autoclavi, si producono oggi tonnellate di Prosecco.
    Per quel vino si seguiva un metodo originale, che sette giovani viticoltori del Carso triestino hanno definito "antico" o anche "ancestrale" per produrre quello che oggi hanno deciso di chiamare di nuovo "Prosekar". Senza curarsi delle polemiche sulle origini, le caratteristiche e la paternità del Prosecco, i sette hanno deciso di recuperare quella metodologia e, dopo vari tentativi, hanno portato a nuova vita il "Prosekar" che, nei giorni scorsi, è stato al centro della festa di San Martino nel borgo di Prosecco, sul Carso, alle porte di Trieste, luogo di nascita di Nabergoj e unica località italiana che porta questo nome e che proprio con il suo toponimo consente di evitare che il Prosecco sia prodotto al di fuori del Veneto e del Friuli Venezia Giulia.
    "Il Prosecco è nato qua", afferma Colombo ricordando che già nel 1593 un viaggiatore inglese, Fynes Morrison, raccontava di aver bevuto un vino Prosecco, anche se dolce e liquoroso. "Il 15 dicembre 1821 - racconta Colombo a produttori e appassionati giunti a Prosecco per la festa del "Prosekar" - a Trieste arriva Joachin Heinrich Jack, viaggiatore e bibliotecario reale tedesco, che annota che alla Locanda del Farneto, ai piedi del Boschetto di San Giovanni, in un punto di Trieste ancora oggi facilmente identificabile, ha bevuto un vino chiamato Prosecco che l'oste ha fatto "sgorgare dalle bottiglie cosiddette da champagne, il cui tappo è ricoperto con fil di ferro, stappate, dopo averle agitate, frizzanti come quelle francesi". E - conclude Colombo - Jack beve questo vino ben 52 anni prima che venga prodotto in versione spumante nel Trevigiano".
    Il "Prosekar" di oggi è una rarità di pochissime migliaia di bottiglie, forse solo due o tremila - racconta Alessio Stoka, leader dell'omonima associazione di giovani produttori. Non c'é un disciplinare e ognuno dei sette vignaioli segue una propria strada: qualcuno usa solo uve Glera; qualcun altro preferisce un uvaggio di Glera, Vitonska e Malvasia Istriana; qualcuno imbottiglia il mosto giovanissimo e apre le prime bottiglie a San Martino; qualcun altro travasa di continuo il mosto e prosegue la fermentazione in bottiglia per almeno altri due o tre mesi; qualcun altro ancora non disdegna una sorta di metodo charmat. "Quello che è certo - spiegano Edi e Zarko Bukavec, che lo producono - è che le uve vengono dai pochissimi ettari di vigna coltivati in maniera eroica sul nostro Carso" e che "il "Prosekar" é un simbolo delle potenzialità del nostro territorio. Può essere un nuovo avvio per la nostra economia - conclude Franc Fabec, presidente dell'Associazione agricoltori-Kmecka Zveza che raggruppa la maggior parte degli agricoltori del Carso triestino - E' arrivato il momento di mantener fede fino in fondo agli impegni presi da Governo e Regione quando abbiamo consentito che il nostro nome fosse usato per difendere il Prosecco. Ora il vino Prosecco e le grandissime risorse che genera consentano di sistemare i pastini del Carso, di realizzare le strade per arrivarci, di portarvi l'acqua e di impiantare nuove vigne per lo sviluppo del nostro territorio".(ANSA).
   

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