(ANSA) - BOLOGNA, 16 MAG - Dire, come fece una settimana fa Luigi Ciavardini, che gli ex Nar sono anche loro vittime della Strage di Bologna, "è operazione cialtronesca, non è una cosa che ha un senso". Così il presidente dell'associazione familiari vittime dell'attentato del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, ai giornalisti prima dell'udienza in Corte di assise del processo a Gilberto Cavallini, imputato per concorso in strage.
Per Bolognesi, assente quando Ciavardini, prima di iniziare la testimonianza, ebbe un colloquio con la vicepresidente Anna Pizzirani, "ci sono le sentenze che parlano in modo estremamente chiaro. Sono battute a sensazione. Pertanto non ha nessun risvolto. Più che altro la cosa significativa", ha aggiunto, è che in un'occasione "che può essere di riscatto per certe persone, che potrebbero parlare e dire tutto quello che sanno, non dirlo vuol dire essere ancora legati al mondo del terrorismo, non aver rotto i rapporti con i propri sodali. Fatto estremamente grave che penso l'opinione pubblica deve sapere".
Di fronte al fatto che nella scorsa udienza Ciavardini non aveva voluto rispondere ad alcune domande, Bolognesi ha detto che "noi con la digitalizzazione dei documenti abbiamo avuto la possibilità di scandagliare tutte le risposte che il soggetto ha dato in vari altri processi. Se lui non affronterà di persona determinati argomenti noi depositeremo degli atti che comunque lo inchiodano con quello che ha detto in altri processi". Secondo il presidente dell'associazione, dunque, Ciavardini, condannato in via definitiva per l'attentato con Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, rischia ora "di essere inchiodato per reticenza e non aver detto la verità". Alla fine dell'udienza scorsa, in effetti, i pm avevano fatto sapere che era loro intenzione chiedere i verbali della testimonianza dell'ex Nar, proprio per indagarlo per reticenza. Ciavardini ha ripreso intanto la sua testimonianza, con le domande degli avvocati delle parti civili. Prima dell'inizio, avvicinato da alcuni giornalisti, non ha voluto fare dichiarazioni, negandosi con educazione e rimandando eventualmente al termine dell'udienza. Prima di essere chiamato si è seduto insieme alla moglie, in disparte, in un corridoio da cui non si può vedere l'accesso all'aula. L'imputato, Cavallini, anche oggi non è presente.
"Non voleva essere un'offesa, né annullare l'importanza di questo processo", ha detto poi Ciavardini tornando sulle sue dichiarazioni di una settimana fa. Il senso delle sue espressioni, ha spiegato Ciavardini, era
dire che "questo processo ha creato una condizione per cui nessun grado di giudizio ha permesso di analizzare le cose come stavano, almeno secondo la nostra difesa". All'epoca, ha detto
poco dopo, "ero giovane e abbastanza inesperto per la lotta armata, oggi credo sia giusto ammetterlo", e fu "avventuroso quando dopo il 2 agosto mi sono permesso di uscire di casa, ma questa non può essere considerata prova di colpevolezza o di far parte di una banda che ha commesso uno dei reati più gravi di questa storia. Chi ha commesso quell'atto è una m...", ha ribadito l'ex Nar.