(di Tommaso Romanin)
(ANSA) - BOLOGNA, 23 LUG - Neanche un'ora è passata dalla
lettura della sentenza che spazza via l'ipotesi di truffa per
Zoia Veronesi, e Pierluigi Bersani scrive su Facebook: "E'
finita come doveva finire e come non doveva nemmeno cominciare.
Se la vita di una persona perbene come Zoia Veronesi è stata
passata ai raggi X e se il suo nome è finito in prima pagina per
fatti inesistenti, è solo perchè è stata la mia segretaria".
L'ex leader del Pd esprime la propria ampia soddisfazione
perché Veronesi, sua storica collaboratrice, è stata assolta dal
Gup di Bologna Letizio Magliaro perché il fatto non sussiste e
con la stessa formula è stato assolto pure Bruno Solaroli, ex
parlamentare democratico. All'epoca dei fatti contestati dalla
Procura, Solaroli era capo di gabinetto del presidente della
Regione Emilia-Romagna Vasco Errani, che proprio oggi si è
congedato dalle Regione in seguito alla condanna nella vicenda
di Terremerse. Veronesi era dipendente della Regione. La truffa
ipotizzata dal Pm Giuseppe Di Giorgio per i due (nell'ultima
udienza aveva chiesto condanne a 4 mesi e 20 giorni) riguardava
lo stipendio che Veronesi aveva percepito dalla Regione. Circa
140 mila euro, per svolgere a Roma l'incarico di raccordo con il
Parlamento dal 2008 al 2010. Per l'accusa erano soldi non dovuti
perché in realtà la donna lavorava solo per il segretario del
Pd. Solaroli era coinvolto per aver firmato la posizione
contrattuale.
Fra 90 giorni si conoscerà il ragionamento che ha portato il
giudice dell'abbreviato (iscritto alla corrente di Magistratura
Democratica) a pronunciare le assoluzioni. Intanto Veronesi, pur
con toni pacati, si sfoga e anche lei, come poi Bersani, sceglie
il paragone della 'radiografia': "In questi quattro anni la mia
vita è stata sottoposta ai raggi X. La mia, quella di mio
marito, di mia madre, di mia figlia... Si è scavato in un modo
veramente molto meticoloso, fino ad essere in alcuni momenti
anche abbastanza umiliante. Sono ferite che difficilmente si
rimarginano. Non riesco neanche ad essere contenta". Veronesi,
raggiunta nel tardo pomeriggio, dice di aver ricevuto molti
messaggi "e questo mi fa molto piacere", aggiungendo di aver
parlato anche con Bersani, "ma quasi subito siamo passati a
discorsi di lavoro".
Chi non è contento è Enzo Raisi, l'ex deputato del Pdl da cui
partì l'esposto che innescò l'indagine: su Facebook commenta
dicendo che si tratta di "un altro motivo per pensare che la
giustizia in Italia è sempre meno credibile" e aggiunge di
sperare in un'impugnazione. Interpellato sulle scelte della
Procura, il procuratore aggiunto Valter Giovannini non si
sbilancia: "Le sentenze non si commentano, si leggono e se
ritenute non convincenti si appellano". (ANSA).