Siamo ormai all'ultimo mese di scuola
'in presenza': riusciranno tutti gli studenti, a sedersi al
proprio banco in contemporanea, dalle elementari alle superiori?
La domanda è legittima perché, molto probabilmente, questo
obiettivo non si potrà realizzare appieno. Il Governo ha puntato
sulla riapertura degli istituti, spingendo per riportare gli
alunni in aula - specie quelli delle superiori, i più
penalizzati - e sottrarli definitivamente alla Dad. E, in
teoria, così è: dal 26 aprile, in zona gialla o arancione
(quindi praticamente ovunque), le scuole di secondo grado
possono ripartire a ranghi completi. Ma nella maggior parte dei
casi, i progetti si sono dovuti scontrare con la realtà dei
fatti. Perché, ad oggi, tra i più grandi solamente 1 studente 4
ha potuto riprendere a fare lezione con la classe al completo,
dal vivo. A segnalarlo un sondaggio di Skuola.net che ha
coinvolto 3.500 studenti delle superiori nelle settimane
successive all'ennesima ripartenza.
Le regole sulle riaperture, contenute nell'ultimo decreto
governativo, in alternativa mettono a disposizione delle scuole
(tranne quelle in zona rossa, che possono contenere i flussi al
50%) anche un 'piano b': laddove non si riesca a garantire il
100% di presenze almeno si arrivi a una quota minima del 70%.
Parecchi istituti, però, potrebbero non riuscire a raggiungere
neanche questo traguardo. Attualmente, stando a quanto dicono i
ragazzi, sempre in zona gialla-arancione circa 1 su 3 fa lezione
in classe al 50-60% delle ore. Il restante 43% oscilla tra il
70% e il 90%.
Alcune scuole, però, hanno fatto il possibile per mandare almeno
una porzione di alunni sempre in classe, concentrandosi su
quelli che vivono passaggi cruciali: in un terzo dei casi (35%)
le prime e le quinte vanno al 100%, nel 22% dei casi si è data
la priorità ai maturandi, un residuo 4% ha scelto di
salvaguardare chi ha appena cominciato il percorso. Nel 39% dei
casi, però, si resta con tutta la comunità scolastica che si
alterna tra Dad e presenza.
I problema che impedisce la riapertura totale è soprattutto di
tipo 'strutturale'. Sono gli edifici a non essere pronti a una
ripartenza nel rispetto dei protocolli anti-Covid. Quasi 4
studenti su 10, infatti, affermano che risulterebbe impossibile
il distanziamento in classe dato l'elevato numero di alunni
(17%) oppure che l'istituto non ha in generale spazi a
sufficienza per ospitare tutti gli iscritti rispettando le
norme. Per il 16%, invece, quella di rimanere in parte in Dad è
una scelta consapevole della scuola; il 12% è stato fermato non
tanto dall'istituto quanto da un'organizzazione deficitaria
della rete dei trasporti locale che ha sconsigliato il ritorno
di massa.
Proprio il tema del tragitto casa-scuola è uno dei più caldi e,
forse, meno risolti del travagliato anno scolastico che sta per
concludersi. Tra chi prende i mezzi pubblici, tra settembre e
oggi, appena 1 su 10 - nei periodi di lezione in presenza - non
ha dovuto combattere con il sovraffollamento sui veicoli. Tutti
gli altri hanno viaggiato su mezzi che non garantivano il
distanziamento ogni giorno (46%) o comunque molto spesso (44%).
E oggi la situazione non è che sia cambiata di molto: solo il
40% di loro ha notato qualche miglioramento. Affollamento che
continua a esserci anche all'ingresso degli istituti: solamente
nella metà dei casi (53%) la scuola ha spalmato su più orari
l'arrivo degli alunni.
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