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Si allenta tensione a Castel Volturno, rimosso blocco stradale

Scongiurato il contatto tra i due gruppi di manifestanti, immigrati e italiani

Si allenta la tensione a Castel Volturno. Scongiurato il contatto tra i due gruppi di manifestanti - immigrati e italiani - che si stavano muovendo nella stessa zona, prosegue l'opera di mediazione condotta dal sindaco Dimitri Russo, dalle forze dell'ordine e dai rappresentanti del centro sociale Ex Canapificio, per riportare la calma e far cessare i presidi. Gli extracomunitari hanno rimosso gli ostacoli - materassi, copertoni, pezzi di fioriere e di panchine - con cui avevano attuato una sorta di blocco stradale, e si sono spostati verso l'interno.

E' stato rimosso anche il blocco stradale che per alcune ore ha interrotto la circolazione sulla statale domiziana. I manifestanti, residenti nella zona dove ieri sera sono stati feriti due immigrati innescando così la rivolta degli extracomunitari, hanno ricevuto garanzie sull'impegno delle istituzioni per la sicurezza sul territorio. Il sindaco, Dimitri Russo, ha annunciato la convocazione di un Consiglio comunale aperto alla cittadinanza su questi temi, nel quale formalizzare la richiesta di una seduta ad hoc del Comitato provinciale per l'ordine pubblico, magari da tenere proprio a Castel Volturno. Le forze dell'ordine verificheranno la possibilità di un presidio sul territorio, la cui organizzazione - forse anche con il coinvolgimento di militari - sarà definita nei prossimi giorni.

Nella serata di domenica un centinaio di immigrati africani è sceso in strada dopo il ferimento a colpi d'arma da fuoco di due ragazzi della Costa d'Avorio scatenando una vera e propria rivolta, con auto date alle fiamme e un appartamento incendiato. Numerosi i carabinieri e i poliziotti intervenuti sul posto, poi, fortunatamente, dopo un paio d'ore la situazione è tornata alla calma mentre i responsabili del ferimento, padre e figlio, sono stati fermati con l'accusa di tentato omicidio: si tratta di Pasquale Cipriano di 60 anni, vigilante privato, e del figlio Cesare di 21 anni. I fatti si sono verificati quando in località Pescopagano, zona dove convivono non senza difficoltà la comunità italiana e una folta comunità africana, due ivoriani di 30 e 37 anni, sono stati feriti alla gambe, qualcuno dice mentre erano in bicicletta, da un italiano residente in zona, che sarebbe intervenuto per difendere il padre, un vigilante privato. Entrambi sono stati fermati dalla polizia.

LA GIORNATA, I BLOCCHI DOPO I ROGHI DI DOMENICA SERA

Blocco stradale italiani: siamo abbandonati
I residenti della zona dove è scoppiata la rivolta degli immigrati hanno effettuato un blocco stradale sulla Domiziana, a Castel Volturno, nei pressi dello svincolo di Pescopagano. "Ci sentiamo abbandonati - dice la titolare di un negozio - in una vera e propria terra di nessuno". Il forte malumore dei cittadini non è rivolto in modo generalizzato a tutti gli immigrati: "Questa - sottolinea Alfonso, pensionato che vive da sempre a Pescopagano - non è una terra razzista, non lo è mai stata. Quelli che sono in regola, muniti di permesso di soggiorno, e che vogliono lavorare onestamente sono i benvenuti. Ma i tanti immigrati che sfruttano la prostituzione o spacciano droga, perché non vengono arrestati e rimandati a casa?".

Forze ordine tra due gruppi manifestanti
Camionette e autovetture di carabinieri e polizia si stanno frapponendo tra due gruppi di manifestanti - alcune decine di italiani e alcune decine di africani - scesi in piazza per protestare contro il degrado, dopo la rivolta di domenica sera. Un elicottero della polizia sorveglia la situazione dall'alto. Le forze dell'ordine tengono i due gruppi a distanza di sicurezza l'uno dall'altro per evitare contatti. Sul posto, per fare opera di mediazione, il sindaco di Castel Volturno, Dimitri Russo, e il sindaco del confinante comune di Mondragone, Giovanni Schiappa. Russo ha parlato a lungo con i residenti del posto, chiedendo loro di sospendere il blocco stradale, ma i manifestanti ripetono di volere "un segnale tangibile delle istituzioni". "Non è questione di razzismo, ma vogliamo ripristinare la legalità: basta con l'occupazione abusiva di case, i furti, la prostituzione e lo spaccio di droga da parte dei clandestini", dicono i cittadini. Tra i motivi della protesta anche il degrado del territorio: a Pescopagano non c'è rete fognaria, e i cittadini di Castel Volturno pagano somme ingenti per la tassa sui rifiuti dal momento che il comune smaltisce ben 130 tonnellate al giorno, quantitativo enorme rispetto ai 25mila residenti 'ufficiali', determinato dalla forte presenza di clandestini. Gli immigrati a loro volta lamentano le condizioni di degrado in cui sono costretti a vivere, alle prese con "razzismo più o meno strisciante".

L'aggressione di domenica sera nata dopo litigio per un pacco
Il figlio ha raccontato agli investigatori che il padre si sarebbe avvicinato ai due ivoriani perché i due stavano portando un pacco, e avrebbe chiesto loro se l'avessero rubato; ne è nato un litigio. L'uomo, a quel punto, è intervenuto in difesa del genitore sparando i due alle gambe. L'episodio sarebbe avvenuto a pochi metri dalla sede di un'agenzia di vigilanza privata. Sulla dinamica sono comunque in corso ulteriori accertamenti in quanto le due vittime non hanno confermato la versione dei fatti fornita dai due italiani; sembra infatti che l'uomo conoscesse i due ivoriani, con i quali aveva avuto in precedenza delle liti. I due ragazzi feriti sono stati ricoverati non in pericolo di vita, presso la clinica Pineta Grande di Castel Volturno.

Auto date alle fiamme
Il fatto, riaccendendo forse vecchi rancori, ha scatenato la reazione rabbiosa degli amici delle due vittime che sono scesi in strada dando fuoco a 4 autovetture e un furgone; in uno dei mezzi è anche esplosa una bombola del gas. E' stato inoltre danneggiato dalle fiamme il primo piano di una villetta a schiera, adiacente all'abitazione dell'aggressore, vero obiettivo degli manifestanti. Le scene di stasera hanno portato alla memoria la rivolta scoppiata all'indomani della strage dei sei immigrati africani (il 18 settembre del 2008, ndr) da parte dell'ala stragista dei Casalesi guidata da Giuseppe Setola, quando decine di stranieri che chiedevano giustizia per i compagni uccisi misero a ferro e fuoco la Statale Domiziana. Per quella strage, Setola e gli altri killer sono stati condannati all'ergastolo con sentenza passata in giudicato.

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