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11 giugno, 11:09 Photostory Primopiano

FOTO: I sorrisi e la gioia di Marino

© ANSA
Ignazio Marino mostra una t-shirt con la scritta 'daje' e il simbolo della vittoria © Ansa

"Abbiamo liberato Roma e ora rinascerà. Daje!". Ce l'ha fatta Ignazio Marino, ha mantenuto la promessa, e ora gli slogan della campagna diventati realtà li urla dal palco di piazza di Pietra, davanti a centinaia di persone. Ci ha messo tre mesi per riconsegnare la capitale al centrosinistra e travolgere con quasi il 64 per cento "il sindaco uscente", Gianni Alemanno, che in due discorsi dopo la vittoria non chiama mai per nome. Un rush deciso e inarrestabile, dalle travagliate primarie del Pd ad oggi. E ora "questa città tornerà a sognare e a sperare - dice il chirurgo specialista in trapianti - Voglio vedere le persone sorridere per strada". Prima del bagno di folla, l'ingresso trionfale nel Tempio di Adriano, per un giorno quartier generale della vittoria, come quella di Nicola Zingaretti alla Regione Lazio a febbraio. Ed è proprio il governatore il primo che Marino abbraccia. Giacca blu, jeans grigi, camicia chiara senza cravatta, "ma quanti siete?", dice Marino alla platea di militanti, dirigenti locali soprattutto di Pd e Sel, ex assessori e giornalisti, moltissimi supporter. Ringrazia i suoi ragazzi, i volontari, "militanti dei partiti - sottolinea - che hanno lavorato anche 36 ore di fila" e sopportato la sua pignoleria, ammette. "Sono emozionato, sento la responsabilità che la città mi consegna", dice l'ex senatore Pd conscio di avere vinto "15 a 0", riferendosi alle vittorie in tutti i municipi. Promette che lavorerà 7 giorni su 7, "ce la metterò tutta, con grande umiltà". L'obiettivo è "far tornare Roma al ruolo internazionale che le spetta", "farle riacquistare il ruolo di guida morale per il nostro Paese". "La prima emergenza è il lavoro - scandisce - il lavoro dei giovani e di chi l'ha perso".

Al centro della sua idea di città il 58/enne neo sindaco mette "la solidarietà, il valore culturale del centrosinistra che stasera, qui, vince". E' uno dei passaggi più applauditi. "Una città che non si dimentica un solo istante di chi è rimasto un passo indietro", spiega. Per cambiare Roma Marino chiede "l'aiuto di tutti". E si rivolge a M5S e Alfio Marchini, anche "al sindaco uscente", e all'opposizione, auspicando "collaborazione sui temi concreti". In Campidoglio non andrà per festeggiare - ma lo fanno i suoi sostenitori -, perché "é un palazzo che rappresenta la capitale - dice -, ha una sua sacralità, i cambi di consegne devono essere formali". E qui il riferimento carsico è ai saluti romani da "presa del Campidoglio sfoggiati 5 anni fa dopo la vittoria di Alemanno. Quindi l'impegno a riconquistare i "romani che non sono andati alle urne", ben oltre il 50 per cento stavolta, "che sono delusi dalla classe dirigente: dimostreremo che c'é una buona politica che risolve i problemi". Ad abbracciarlo arriva anche il segretario del Pd Guglielmo Epifani, quasi incredulo per il risultato. Con lui Goffredo Bettini, guru del 'modello Roma', demiurgo di tutti i sindaci del centrosinistra nella capitale, da Rutelli a Marino appunto. Il sindaco si sposta in piazza. Promette che "almeno una volta a settimana girerò per la città, iniziando dalle periferie". E ancora "massima trasparenza, merito, fine delle spese inutili". "Sono arrivato a Roma negli anni '60 - ricorda, pensando forse a chi lo defini' "un marziano" - mai avrei immaginato di diventarne il sindaco". Intorno è tutto un 'Daje', pugni chiusi, 'Bella ciao'. "Roma è liberata", grida intanto Marino. "E ora possiamo farci anche una bevuta", mentre gli stappano lo spumante. Col botto.

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