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03 marzo, 09:59 Photostory Primopiano

Lucio torna a casa, sua piazza lo piange

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Lucio Dalla torna a casa, la sua piazza lo piange © Ansa

(di Leonardo Nesti)

"E se non ci sarà più gente come me, voglio morire in piazza Grande", cantava. E' morto da un'altra parte, perché è così che vanno le cose della vita. Ma la sua piazza, piazza Maggiore a Bologna, quella piazza che lo ha ispirato, riconosciuto e protetto, quella piazza che vedeva ogni mattina dalla sua casa di via d'Azeglio, ha accolto Lucio Dalla come il suo re, il suo simbolo e il suo ambasciatore. Il feretro è arrivato dalla Svizzera poco dopo le 18, una commozione composta e generalizzata ha sostituto un clima che di solito è fatto di chiacchiere, passeggiate e aperitivo, perché quelle chiacchiere, quelle passeggiate e quegli aperitivi hanno perso per sempre uno dei suoi protagonisti, forse il più famoso, probabilmente uno dei più sinceri.

Domattina alle 9.30 la bara lascerà casa sua e si trasferirà nel cortile d'onore di Palazzo d'Accursio per la Camera ardente. Poche decine di metri, quel tragitto fatto mille volte per prendere un caffé e regalare un sorriso. Lì riceverà per tutto il giorno l'omaggio dei suoi concittadini. La sua città, poi, domenica, gli aprirà le porte della basilica di San Petronio, l'altro lato, quello religioso, della sua piazza. Difficilmente riuscirà a contenere tutti quelli che vorranno partecipare che troveranno posto sul Crescentone di piazza Maggiore, il rilievo in pietra che di Bologna è da sempre il cuore. Dalla era un uomo di fede e sarà il suo confessore, padre Bernardo Boschi, a celebrare le esequie, in programma alle 14.30 (per l'occasione è stata fatta slittare alle 18.30 anche la partita del Bologna, di cui era gran tifoso). "Per l'omelia andrò a braccio - ha detto - di lui so tutto. E poi lui non amava le cose convenzionali. Era fantasia pura. Aveva una tale spontaneità e sensibilità...".

La Cei, attraverso Alceste Catella, vescovo di Casale Monferrato e presidente della commissione della Conferenza episcopale per la liturgia, ha messo in guardia dal trasformare il funerale in uno spettacolo: "spero che non vengano messi dischi con le sue canzoni. Dopo di che, noi non abbiamo i carabinieri per andare a impedirlo". Di sicuro le canzoni risuoneranno per tutto il giorno, da domani, in piazza grazie al maxischermo allestito dal Comune. "Nel cuore dei bolognesi e dei milioni di persone che hanno ascoltato Lucio - ha detto il sindaco Virginio Merola - c'é già una cosa intitolata a lui: noi la chiamiamo piazza Maggiore e nel mondo è 'piazza grande'". La sua piazza, nel suo giorno.

Domenica, 4 marzo, Lucio Dalla avrebbe compiuto 69 anni e tutti se lo ricordano perché la sua data di nascita è anche il titolo di una delle sue più celebri canzoni. Certo è che il Comune sta già studiando il modo di farlo diventare, ogni anno, un Lucio Dalla-day, una giornata di celebrazione in una città da sempre inzuppata di musica. Oltre alla ricorrenza del 4 marzo, Bologna si interroga già sul modo migliore per ricordarlo: avrà una stella sulla walk of fame del jazz di via Orefici, c'é chi chiede di intitolargli strade e piazze, alcuni suoi amici hanno proposto di 'sonorizzare' con la sua musica via d'Azeglio, ogni sera, al tramonto. Quel che è certo è che la sua Piazza Grande saprà, da sola, trovare il modo migliore per ricordarsi sempre del suo cantore. "Una famiglia vera e propria non ce l'ho e la mia casa è Piazza Grande - cantava Dalla - a chi mi crede prendo amore e amore do, quanto ne ho". Un po' di quell'amore, in questi giorni, tornerà indietro.

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