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05 ottobre, 11:55 Photostory Primopiano

Jobs, dal garage di casa alle stelle

© ANSA/Ansa
Steve Jobs, allora tecnico della Atari, e il suo amico Steve Wozniak nel 1976, quando fondarono la Apple Computer © Ansa

di Titti Santamato

Esiste un altro Steve Jobs come Steve Jobs? Parliamoci chiaro, non esiste di questi tempi. L'uomo che ha cambiato per sempre la tecnologia aveva la capacità visionaria e il genio di Leonardo da Vinci e il pragmatismo americano di Henry Ford. Non era solo un manager in gamba, sapeva unire passione e guadagno, arte e tecnologia. Era il guru del 'progresso felice', figlio della controcultura americana a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. L'uomo delle imprese impossibili purtroppo non è riuscito a sconfiggere il cancro che lo consumava da sette anni. Ma la sua avventura sarà ricordata nei libri di storia. Jobs è un predestinato. A sei anni vive nella Silicon Valley e gioca con Larry Lang, un ingegnere della Hewlett Packard che abita a due passi da casa sua. A 12 anni accetta un lavoro estivo per la stessa azienda - assembla misuratori di frequenza alla catena di montaggio - che ottiene grazie alla sua intraprendenza: chiama l'azienda prendendo il numero dall'elenco telefonico e si fa passare Bill Hewlett in persona con cui conversa per 20 minuti. "Mi ricordo - dirà poi in un'intervista - che il primo giorno di lavoro ho espresso tutto il mio entusiasmo e la mia felicità al caporeparto, un tizio di nome Chris, dicendogli che la cosa che amavo di più al mondo era l'elettronica".

La sua carriera incomincia nel 1974, a soli 19 anni: lavora all'Atari con Steve Wozniak, conosciuto a 13 anni, che diventerà il suo sodale nella Apple ("era forse la prima persona che incrociavo a saperne più di me di elettronica, siamo diventati subito amici"). Questa esperienza lavorativa è anche una sorta di iniziazione mistica per Steve Jobs. Accetta per un periodo di girare il mondo per riparare una partita di videogame difettati. Va prima in Europa, poi in India dove incontra un santone che, leggenda vuole, lo individua tra la folla e gli fa una sorta di rito di iniziazione, rasandogli la testa. Qualche anno dopo sposerà con rito buddhista la moglie Laurene Powell, da cui avrà tre figli. L'avventura della Apple inizia come da tradizione in un garage. Per finanziarsi, Jobs vende il suo pulmino Volkswagen e Wozniak la sua calcolatrice e l'azienda nasce il primo aprile del 1976, con buona pace dei genitori naturali di Jobs, lei americana e lui siriano, che lo avevano dato in adozione appena nato per consentirgli di andare all'Università che lui frequenterà solo per un semestre. I due ottengono poi un finanziamento di 250 mila dollari da un industriale e iniziano a lavorare al primo computer, l'Apple I, che vede la luce il primo aprile del '77. Poi e' la volta dell'Apple II, le vendite toccano il milione di dollari.

Nel 1980 la Apple si quota in Borsa. Ma il vero successo arriva nel 1984: il 24 gennaio lanciano il Macintosh, è una vera rivoluzione per la tecnologia e per il design (il pc è tuttora esposto al MoMa di New York). Poi la magia si rompe, Jobs va via e crea altri gioielli come la Pixar. Ritornerà alla Apple nel '96 e sfornera' un successo dopo l'altro (ma anche qualche flop) proprio in coincidenza della sua maturità e dell'avanzare di quel male subdolo che lo ha consumato. Inventa l'iMac, un fortunatissimo modello di personal computer 'all-in-one', e si lancia nel settore della musica digitale con l'iPod e iTunes, mentre tutto il mondo dell'audiovisivo è in lotta con la pirateria. Solo un visionario come lui poteva far questo.

Poi arriva l'iPhone nel 2007 e l'iPad nel 2010. I profitti dell'azienda sono alle stelle anche grazie al suo carisma. "La morte è la migliore invenzione della vita. E' il suo agente di cambio: fa piazza pulita del vecchio per aprire al nuovo. Il tempo è limitato. Non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Siate affamati. Siate folli": questo è l'insegnamento che Steve Jobs con il discorso del 2005 a Stanford, l'eccellenza universitaria californiana, ha lasciato a tutto il mondo. E lui è stato fedele fino all'ultimo a questo credo. L'ultimo atto prima delle sue dimissioni è stata la presentazione del progetto per il futuro quartier generale della Apple: un'astronave-tempio poggiata su un prato in mezzo a migliaia di alberi di albicocche. Era lo scorso giugno, quattro mesi prima della sua morte.

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