Dati e luoghi sensibili di militari finiti in chiaro grazie ad un'app per il fitness e alla superficialità degli utenti che la usano. Dopo il caso Strava esploso a gennaio - usava dati satellitari per mappare i movimenti degli utenti che condividono sezioni di jogging, anche quelli che lavorano nelle basi militari - esplode un caso simile.
Questa volta nel mirino ci sono i dispositivi connessi Polar, l'app Flow e le mappe Explora. A far esplodere il caso un'inchiesta firmata dalla testata olandese De Correspondent e dal sito investigativo Bellingcat: hanno rivelato che l'app Flow rivela "le vite e le abitazioni di persone che si allenano in località segrete come membri di agenzie d'intelligence, basi militari e aeroporti, siti di stoccaggio nucleare e ambasciate in tutto il mondo". Sarebbero oltre seimila le persone coinvolte, di 69 nazionalità diverse.
La maggior parte di queste usava il proprio nome reale. Il programma gratuito e disponibile anche in italiano, consente agli utenti di vedere le attività di un particolare utente quando quest'ultimo decide di condividerle pubblicamente attraverso la mappa Explore che lo geolocalizza. La società finlandese Polar si è difesa negando fughe di dati, però ha sospeso temporaneamente la funzione Explore e ha messo al lavoro i propri sviluppatori per realizzare nuovi strumenti per consentire agli utenti di tenere sotto controllo la privacy.
"E' fondamentale capire che Polar non ha consentito che fosse sottratto alcun dato né che c'è stata alcuna fuga - spiega la società - Al momento la stragrande maggioranza degli utenti Polar mantiene i profili privati, che così sono impostati di default, e non sono toccati dal caso in nessun modo". Quando è esploso il caso Strava sei mesi fa, con l'ipotesi coinvolgimento di militari italiani, è intervenuto il ministero per la Difesa del nostro paese per precisare che "non esiste alcuna base militare italiana segreta all'estero", la posizione "é pubblica in quanto comunicata al Parlamento in sede di approvazione delle missioni".