Grooveshark, sito fra i pionieri per l'offerta online di musica in streaming chiuso da pochi giorni dopo aver perso battaglia legale con le case discografiche, risorge, anche se non ufficialmente. Circa il 90% dei suoi brani è tornato online su una sorta di "sito-clone". Gli utenti possono continuare ad ascoltare musica, compresi i molti file coperti da copyright che hanno messo nei guai la piattaforma originaria.
L'autore del sito "clone" non è noto ma usa lo pseudonimo "Shark". In una mail al blog BGR.com, Shark spiega che ha cominciato a salvare i contenuti di Grooveshark temendo che potesse essere smantellato. "Insieme al mio team - spiega - abbiamo le competenze e le abilità tecnologiche per riportarlo in vita". A differenza della piattaforma originaria, il clone di Grooveshark non consente agli utenti di caricare la loro musica.
Si presenta come un motore di ricerca musicale e afferma che i suoi contenuti sono ospitati su server di terze parti. Il sito avverte anche che per scaricare i brani protetti da copyright bisogna possedere il file originario. Non è detto però che le numerose avvertenze lo mettano al riparo da azioni legali.
Lanciato nel 2007, Grooveshark ha annunciato pochi giorni fa la sua fine in base a un accordo raggiunto per chiudere una grossa azione legale avviata da tre delle maggiori etichette - Warner, Sony e Universal Music - nel 2011. La piattaforma è stata accusata di aver condiviso illegalmente circa 5mila brani e - se fosse stata giudicata colpevole - avrebbe dovuto risarcire come 736 milioni di dollari.