Così come per capire cosa succede nel corpo umano serve la genomica, per riuscire a capire veramente gli effetti psicologici e fisici dei dispositivi tecnologici serve una 'screenomica', uno studio approfondito di cosa si fa con smartphone, pc e tv. A coniare il termine sono alcuni ricercatori in un editoriale su Human-Computer Interaction, secondo cui misurare solo lo 'screen time', il tempo passato davanti allo schermo, è inutile.
I metodi attuali per registrare le esperienze digitali, scrivono gli esperti, danno solo una ricostruzione parziale della 'vita digitale'. "Si pensi solo a cosa si può fare aspettando il bus - spiega Byron Reeves dell'università di Stanford al New York Times -. Mandare messaggi, guardare uno sketch, giocare a un videogioco, comprare i biglietti di un concerto, fare selfie. La verità è che nessuno sa cosa fanno le persone davanti agli schermi, e per capire cosa succede bisogna saperlo".
Per misurare la 'screenomica' di una persona i ricercatori suggeriscono di estrarre screenshot a pochi secondi di distanza l'uno dall'altro, estraendone testi e foto. Nell'articolo sono riportati esempi di diverse dozzine di persone, da cui si deduce che le persone di norma cambiano attività ogni 20 secondi, e raramente passano più di 20 minuti senza interruzioni in una singola applicazione. Lo 'screenoma' di una persona servirebbe a capire meglio gli effetti delle attività, concludono gli autori, ad esempio sullo sviluppo della depressione.