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  • Lavoro: Cifa e Confsal lanciano la contrattazione innovativa
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Lavoro: Cifa e Confsal lanciano la contrattazione innovativa

Lavoro: Cifa e Confsal lanciano la contrattazione innovativa

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Contrattazione collettiva innovativa di qualità, nuovi lavori, formazione e politiche attive e passive. Sono questi i punti toccati dal primo Forum #IlLavorocontinua, organizzato da Fonarcom con Cifa e Confsal, tenutosi oggi a Roma. Per Andrea Cafà, presidente di Cifa e di Fonarcom, va proseguito il lavoro d’innovazione contrattuale: “Oggi proponiamo di attualizzare il concetto di subordinazione rendendolo flessibile e adattabile ai nuovi contesti lavorativi e ai nuovi modi di lavorare, garantendo le tutele ma adeguandole alle nuove esigenze del mondo del lavoro”. La figura del lavoratore competente, responsabile, partecipe, non più legato per orario e luogo ai canoni della “subordinazione”, sostiene Cafà, "scardina la tradizionale concezione del lavoro retribuito sulla base, esclusiva, delle ore lavorate e punta a una nuova concezione che premia il raggiungimento degli obiettivi".
Al Cnel, ha detto Tiziano Treu, presidente dell’Istituto “stiamo seguendo queste novità, con particolare attenzione per quanto avviene a livello territoriale. Diciamo che siamo in fase di sperimentazione, soprattutto per quanto riguarda la regolamentazione dell’orario di lavoro”.
Bruno Giordano, direttore dell’INL, ha precisato che “nell’83% delle ispezioni il lavoro risulta irregolare. E dove c’è lavoro nero non c’è formazione. Quanto alla rappresentatività, va detto che non la si può più caratterizzare solo sul dato quantitativo; per questo è opportuno parlare di una nuova rappresentatività”. E qui è intervenuta Donata Gottardi, professore di diritto del lavoro: “Comparare i Ccnl è complicatissimo ma una cosa mi sento di dire: non si può più guardare solo al trattamento retributivo, cioè alla parte economica”. Per Romina Mura, presidente della commissione Lavoro della Camera, “Dobbiamo lavorare per indirizzare i processi innescati dal grande cambiamento verso l’equità sociale”. La contrattazione collettiva, ha aggiunto Angelo Raffaele Margiotta, segretario generale Confsal, "deve prevedere un reciproco riconoscimento tra chi crea il lavoro e chi lo svolge. E' un principio che ci porta a promuovere la cultura dell'impresa e della persona".
Serve una rivoluzione culturale fondata sulla formazione continua del capitale umano, ha sintetizzato il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi: “Il capitale umano deve essere soggetto a un investimento continuo e ingente. Occorre ripartire dalla formazione”. Riguardo al capitale umano, Maurizio Sacconi, presidente Associazione Amici di Marco Biagi, ha subito avvertito che “non si è abbastanza attenti ai mercati transizionali" e di formazione legata al lavoratore, al suo progetto personale di crescita e di carriera ha parlato Andrea Laudadio, vicepresidente Tim Academy: “Le persone sanno scegliere come e quando e cosa imparare”.
Assolutamente decisivo risulta mettere mano al sistema delle politiche attive e passive. Cesare Damiano ha sostenuto che “con il tempo del superamento della distinzione tra lavoro dipendente e lavoro autonomo, che richiede la costruzione di una base di diritti universali, è giunto anche il tempo del superamento della distinzione tra politiche attive e passive. Tra le due un continuum, la formazione. Formazione per chi il lavoro non ce l’ha e deve trovarlo, formazione per chi ce l’ha e deve mantenerlo aggiornandosi, formazione per accrescere le competenze e collegarsi ai nuovi profili europei degli inquadramenti professionali”.
Dopo la bocciatura del programma Gol da parte di Sacconi che lo ha definito "antistorico, perché è finito il tempo delle figure standard”, arriva la risposta di Raffaele Michele Tangorra, commissario straordinario di Anpal che ha difeso il progetto come “uno strumento utile a far incontrare domanda e offerta cogliendo sia la richiesta delle competenze da parte dell’azienda sia i bisogni effettivi del lavoratore”. Sul Fondo Nuove Competenze ha detto: “Dobbiamo imparare dall’esperienza e investire sulle competenze. Bisogna lavorare sugli strumenti di assesment e partire dall’analisi della domanda per orientare le politiche di formazione”.
Per Walter Rizzetto, della commissione Lavoro della Camera “sarebbe un enorme danno levare risorse ai fondi interprofessionali, anzi bisognerebbe renderle strutturali per almeno cinque-dieci anni”.
Vincenzo Silvestri, presidente di Fondazione Consulenti per il lavoro, in conclusione dei lavori ha sostenuto che “la normativa italiana in tema di politiche attive esiste da 30anni. Perché aspettare nuovi programmi per attuarla? Serve una collaborazione tra pubblico e privato sulla spinta di GOL” e la professoressa Maria Giovannone che ha illustrato i punti fondamentali per riformare le politiche attive, a partire dal superamento della loro regionalizzazione.

In collaborazione con:
FONARCOM

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