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E' Mattarella bis, il Parlamento lo acclama con 759 voti

Letta: 'Ha fatto una scelta di generosità'. Draghi: 'E' opportuno per il bene e la stabilità del Paese'

Yasmin Inangiray ROMA

Il bis, per la seconda volta nella storia repubblicana. Un plebiscito. Una richiesta corale del Parlamento, quella per Sergio Mattarella, che con 759 voti ed un lunghissimo applauso e ovazione viene riconfermato presidente della Repubblica dopo l'elezione del 2015. Stavolta ottiene il sostegno della quasi totalità dell'arco parlamentare incrementando di 94 voti il risultato della prima elezione (665 nel 2015) e diventando il secondo presidente più eletto, dopo Sandro Pertini (832), nella storia della Repubblica.

 Ascolta "E' Mattarella bis, la maggioranza tiene" su Spreaker.

Le diverse emergenze "impongono di non sottrasri ai doveri cui si è chiamati e naturalemnte devono prevalere su altre considerazioni e prospettive personali differenti", sono le parole pronunciate dal Capo dello Stato dopo aver ricevuto da Elisabetta Casellati e Roberto Fico la lettera di elezione a presidente della Repubblica. Si chiude all'ottavo scrutinio una partita rimasta in stallo per sei giorni, capace di spaccare coalizioni e consumare fratture insanabili.

"Una splendida notizia per gli italiani. Sono grato al Presidente per la sua scelta di assecondare la fortissima volontà del Parlamento", fa sapere il presidente del Consiglio Mario Draghi. Il via libera arriva dopo un'ennesima notte di travaglio in cui i partiti della maggioranza non riescivano a trovare il bandolo della matassa. E quando la partita sembrava quasi chiusa per Pier Ferdinando Casini, l'ennesimo stop di Matteo Salvini aveva rimesso tutto in altro mare. E' a quel punto, di fronte al rischio di una nuova paralisi dagli esiti incerti, i leader del partito hanno deciso di sondare la disponibilità del Capo dello Stato. A farsi carico della mediazione con Mattarella è stato Mario Draghi convinto che la rielezione sia l'unica soluzione per la "stabilità del Paese".

Un concetto che gli stessi segretari dei partiti di maggioranza esprimono in diverse telefonate al Presidente della Repubblica. Non solo, un invito ai partiti affinchè chiedano a Mattarella di restare arriva anche da Casini. L'ex presidente della Camera si chiama fuori dalla corsa ( "chiedo al Parlamento, di cui ho sempre difeso la centralità, di togliere il mio nome da ogni discussione"). Lo snodo è però nella virata di Matteo Salvini che dopo aver proposto una serie di nomi, tutti inaccettabili per lo schieramento avversario, si allinea e dice sì al bis: "Gli italiani non meritano altri giorni di confusione. Riconfermiamo Mattarella al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi". Una presa di posizione che sigilla l'intesa e consegna ai capigruppo della maggioranza il mandato di recarsi al Quirinale per chiedere formalmente al Capo dello Stato la disponibilità per un nuovo mandato. "Il presidente si è messo a disposizione", fanno sapere all'uscita. E subito arriva il ringraziamento dei leader. "Da Mattarella arriva una scelta di generosità", dice il segretario del Pd Enrico Letta, mentre il leader di Fi Silvio Berlusconi sottolinea come solo nella figura del Presidente della Repubblica "si può ritrovare l'unità. Questo - osserva ancora - è il momento dell'unità e tutti dobbiamo sentirlo come un dovere". Voce fuori dal coro quella di Giorgia Meloni: "Sappiamo tutti che il secondo mandato presidenziale non può diventare una prassi, forzando gli equilibri previsti dalla nostra Costituzione". Se l'elezione di Mattarella consente alle forze politiche di uscire dal pantano, lo stato di salute delle coalizioni è messo a dura prova.

Il centrodestra implode. Carlo Nordio il candidato di Fratelli d'Italia ottiene 90 voti, circa 30 in più del numero dei grandi elettori di Fdi. Salvini viene messo sul banco degli imputati per la gestione della trattativa sul Colle. Il leader prova a ricompattare le truppe e con Giancarlo Giorgetti( per tutto il giorno si rincorrono voci - poi smentite - di sue dimissioni dal governo) chiede un incontro a Mario Draghi per "una nuova fase di governo". In Forza Italia è un tutti contro tutti, mentre Giorgia Meloni considera archiviata la coalizione così com'era fino ad ora : "Bisogna rifondare il centrodestra daccapo per rispetto delle persone che vogliono cambiare, bisogna ripartire da capo e Fdi si assume questa responsabilità". Le cose non vanno meglio in casa Cinque Stelle dove i distinguo tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio sono ormai evidenti. L'ex premier fa sapere che "ci saranno occasioni per i necessari chiarimenti" e poi annuncia di aver chiesto un incontro a Draghi per sigliare "un patto per il Paese".

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