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Pd: Renzi, non pensiamo a correnti, rimettiamo in moto l'Italia

'No a dimissioni per avvisi di garanzia. D'Alema? Ha usato espressioni più da vecchia gloria del wrestling che da ex primo ministro'

Se non fosse per il segretario del Pd che, non contento delle fratture già emerse a sinistra, affonda la lama nella ferita ancora aperta, sull'iniziativa "A sinistra nel Pd" cala un silenzio 'assordante'. "Compiamo le nostre scelte pensando ai nostri connazionali, non alle correnti, agli spifferi o alle polemiche interne" attacca Matteo Renzi che di prima mattina affida ai 'social' il suo commento alla 'sferzata' di Massimo D'Alema. L'argomento è lo stesso di sempre e ampiamente sottolineato già da ieri dai renziani. "Un anno e mezzo fa, prima gli iscritti e poi milioni di elettori con le primarie ci hanno affidato la guida del Pd. Ci hanno chiesto di rimettere in moto l'Italia, realizzando finalmente le riforme che attendevano da troppi anni. Gli italiani con il voto alle europee hanno sostenuto questo percorso con una percentuale che non si vedeva in Italia dal '58" attacca Renzi. Anche il vicesegretario del partito, Lorenzo Guarini, replica all'ex premier smontando la teoria del calo del numero degli iscritti: "Solo per precisione segnalo a chi spara cifre a caso che gli iscritti al Pd sono oltre 390 mila, veri". A 'difendere' l'affondo di D'Alema resta uno dei 'pasdaran' della sinistra del partito come Alfredo D'Attorre che bolla come "eccessive" le reazioni dei renziani, e come "fuoriluogo" gli insulti e avverte: "Il nostro obiettivo è vincere il prossimo congresso e tornare a guidare il Pd. D'altronde i congressi si fanno per vincerli e non per partecipare".

Soprattutto, difende l'obiettivo dell'iniziativa :"Si può legittimamente essere in disaccordo con quello che ha detto D'Alema ma conviene rispondere nel merito" anche perché "D'Alema ha espresso la sua opinione ma mi pare che neppure lui abbia ipotizzato la scissione". Inutile nascondere però l'irritazione che l'intervento del 'Lider Maximo' ha provocato dentro la stessa minoranza. ''Non è con le battute che si fanno le scelte politiche. Area riformista sta provando a tenere aperto il dibattito con la testa e con i piedi dentro al Pd con autonomia e lealtà" sottolinea il ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina. Anche il presidente della Commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano si è tenuto alla larga dalla riunione all'Acquario romano: "L'unita' della sinistra interna non si costruisce con delle improvvisazioni. Bisogna prendere atto che ci sono posizioni strategicamente diverse che non si ricompongono con un atto volontaristico" dice. Per il resto cala un silenzio imbarazzato soprattutto per il destro offerto ai renziani che ora non esistano a definire l'uscita di D'Alema uno "spettacolo deprimente, che la comunità Pd non merita". E condannano la sua "lezione di arroganza. Lui che dell'arroganza ne ha fatto un modus operandi". Matteo Orfini non si tiene: "difficile che possano riuscire a correggere gli errori i protagonisti di quella stagione di subalternità, che peraltro continuano a considerarla l'era della 'meglio classe dirigente'".

 

 

 

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