L'approvazione del Def da parte di Camera e Senato richiederà in ogni ramo del Parlamento due voti, uno a maggioranza semplice sul documento e l'altro a maggioranza assoluta per il rinvio di un anno dell'obiettivo del pareggio di bilancio.
E' al Senato, ovviamente, che la partita sarà più a rischio per il governo Renzi. La maggioranza assoluta, cioè la maggioranza degli aventi diritto, è di 161 (il plenum è di 315 senatori eletti più 5 senatori a vita). Renzi aveva ricevuto 169 sì in occasione della fiducia al suo governo (il 25 febbraio scorso) che però in occasione del secondo voto di fiducia (il 26 marzo sulle province) era sceso a 160. Si tratta di numeri che apparentemente non lasciano ampi margini, ma sulla carta il Governo può contare su 171 voti di maggioranza oltre a 7 di Sel, che dovrebbe votare a favore sul rinvio del pareggio di bilancio, per un totale teorico di 178 voti.
In generale, l'opposizione al Senato può contare sul gruppo di Forza Italia che ha 60 senatori, Gal (Grandi Autonomie e Libertà) con 11 senatori, Lega con 15, M5S con 40, gli ex grillini con 14 e Sel con 7. Questi ultimi votano contro il Def, ma a favore per lo slittamento del pareggio di bilancio che richiede la maggioranza assoluta. Gli esponenti della Camera Alta che dovrebbero dire "no" al Def sarebbero, quindi, circa 147. La maggioranza può contare allo stato su 171 voti (più i 7 di Sel per il rinvio del pareggio di bilancio): 108 del Pd; 32 del Ncd; 12 del gruppo Per le Autonomie; 11 di Per l'Italia; 8 di Scelta civica. I senatori a vita Renzo Piano, Carlo Rubbia e Carlo Azeglio Ciampi non dovrebbero partecipare alle votazioni.
