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Papa, è triste vedere le porte chiuse verso i migranti

Terzo e ultimo giorno del viaggio apostolico in Ungheria

"Fratelli e sorelle, essere 'in uscita' significa per ciascuno di noi diventare, come Gesù, una porta aperta. È triste e fa male vedere porte chiuse: le porte chiuse del nostro egoismo verso chi ci cammina accanto ogni giorno; le porte chiuse del nostro individualismo in una società che rischia di atrofizzarsi nella solitudine; le porte chiuse della nostra indifferenza nei confronti di chi è nella sofferenza e nella povertà; le porte chiuse verso chi è straniero, diverso, migrante, povero". Lo ha detto papa Francesco nell'omelia della messa in Piazza Kossuth Lajos, a Budapest.

"E perfino le porte chiuse delle nostre comunità ecclesiali - ha proseguito il Pontefice -: chiuse tra di noi, chiuse verso il mondo, chiuse verso chi 'non è in regola', chiuse verso chi anela al perdono di Dio". "Per favore: apriamo le porte!", ha aggiunto, "Cerchiamo di essere anche noi - con le parole, i gesti, le attività quotidiane - come Gesù: una porta aperta, una porta che non viene mai sbattuta in faccia a nessuno, una porta che permette a tutti di entrare a sperimentare la bellezza dell'amore e del perdono del Signore". "Ripeto questo soprattutto a me stesso, ai fratelli vescovi e sacerdoti: a noi pastori", ha detto ancora Francesco. "Perché il pastore, dice Gesù, non è un brigante o un ladro; non approfitta, cioè, del suo ruolo, non opprime il gregge che gli è affidato, non 'ruba' lo spazio ai fratelli laici, non esercita un'autorità rigida". "Incoraggiamoci ad essere porte sempre più aperte: 'facilitatori' della grazia di Dio, esperti di vicinanza", ha esortato. "Lo dico anche ai fratelli e alle sorelle laici, ai catechisti, agli operatori pastorali, a chi ha responsabilità politiche e sociali, a coloro che semplicemente portano avanti la loro vita quotidiana, talvolta con fatica: siate porte aperte", ha concluso il Papa. "Lasciamo entrare nel cuore il Signore della vita, la sua Parola che consola e guarisce, per poi uscire fuori ed essere noi stessi porte aperte nella società. Essere aperti e inclusivi gli uni verso gli altri, per aiutare l'Ungheria a crescere nella fraternità, via della pace".

 "Ci rivolgiamo ora alla Madonna. A lei, Magna Domina Hungarorum, che invocate come Regina e Patrona, affido tutti gli ungheresi. E da questa grande città e da questo nobile Paese vorrei riporre nel suo cuore la fede e il futuro dell'intero Continente europeo, a cui ho pensato in questi giorni, e in modo particolare la causa della pace". Così il Papa al Regina Caeli, a Budapest. "Santa Vergine, guarda ai popoli che più soffrono - ha invocato -. Guarda soprattutto al vicino martoriato popolo ucraino e al popolo russo, a te consacrati. Tu sei la Regina della pace, infondi nei cuori degli uomini e dei responsabili delle Nazioni il desiderio di costruire la pace, di dare alle giovani generazioni un futuro di speranza, non di guerra; un avvenire pieno di culle, non di tombe; un mondo di fratelli, non di muri".

"Saluto la Signora Presidente, il Primo Ministro e le Autorità presenti. Ormai prossimo a rientrare a Roma, desidero esprimere riconoscenza a loro, ai fratelli Vescovi, ai sacerdoti, alle consacrate e ai consacrati e a tutto l'amato popolo ungherese per l'accoglienza e per l'affetto che ho provato in questi giorni". Lo ha detto papa Francesco al termine della messa in Piazza Kossuth Lajos, a Budapest, prima della recita del Regina Caeli. "Ed esprimo gratitudine a chi è giunto qui da lontano e a chi ha tanto, e tanto bene, lavorato per questa visita. A tutti dico: grazie, Dio vi ricompensi!". "Saluto i Diplomatici e i fratelli e le sorelle di altre confessioni cristiane. Grazie per la vostra presenza e grazie perché in questo Paese confessioni e religioni diverse si incontrano e si sostengono a vicenda", ha aggiunto Francesco. "È bello che i confini non rappresentino frontiere che separano, ma zone di contatto; e che i credenti in Cristo mettano al primo posto la carità che unisce e non le differenze storiche, culturali e religiose che dividono - ha sottolineato -. Ci accomuna il Vangelo ed è tornando lì, alle sorgenti, che il cammino tra i cristiani proseguirà secondo la volontà di Gesù, Buon Pastore che ci vuole uniti in un solo gregge".

Papa Francesco è arrivato in auto nella Piazza Kossuth Lajos, nel centro di Budapest, la piazza principale della nazione ungherese, dove stamane celebra la messa. La piazza ospita nel suo spazio l'edificio neogotico del Parlamento ungherese, simbolo della capitale, il Museo Etnografico e il Ministero dell'Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, oltre a vari altri monumenti, memoriali e statue. Al suo arrivo, il Pontefice fa il giro della piazza con la 'papamobile', per salutare da vicino i fedeli.

Le autorità locali informano che alla messa di papa Francesco di stamane a Budapest "partecipano circa 50.000 persone, di cui più di 30.000 in Piazza Kossuth Lajos". 

Anche la presidente della Repubblica d'Ungheria, Katalin Novak, e il primo ministro Viktor Orban sono presenti alla messa celebrata da papa Francesco nella Piazza Kossuth Lajos, a Budapest.

Papa Francesco conclude oggi il suo viaggio apostolico di tre giorni in Ungheria, iniziato venerdì. Il programma di quest'ultima giornata prevede, alle 9.00 nella Piazza Kossuth Lajos, la messa del Pontefice, seguita dal Regina Caeli. Nel pomeriggio alle 16.00, presso la Facoltà di Informatica e Scienze Bioniche dell'Università Cattolica "Peter Pazmany", Francesco incontra invece il mondo universitario e della cultura. La cerimonia di congedo all'Aeroporto Internazionale di Budapest, alla presenza del vice primo ministro Zsolt Semjen, è in programma alle 17.30. La partenza per Roma-Fiumicino, infine, sarà alle 18.00, con arrivo previsto alle 19.55.

L'abbraccio con i profughi, in gran parte espatriati dalla vicina Ucraina, è stato il momento centrale del secondo giorno del Papa in Ungheria. Ma intanto, nel campo dei rapporti con la Chiesa ortodossa russa, Francesco incontra in Nunziatura il metropolita Hilarion, l'ex 'ministro degli Esteri' del patriarca Kirill, rimosso nel giugno 2022 per aver espresso riserve sull'invasione russa dell'Ucraina e da allora metropolita di Budapest e Ungheria. L'incontro "dal tono cordiale", riferisce la Sala stampa vaticana, è durato circa 20 minuti. Presente anche il nunzio apostolico, monsignor Michael Banach. Per l'incontro di Francesco con i poveri e i rifugiati, l'ottocentesca chiesa di Santa Elisabetta d'Ungheria, in Piazza delle Rose, nello storico quartiere ebraico di Budapest, è gremita di 600 persone: oltre a un gruppo di rom ungheresi, i profughi, portati dalla Caritas e altre organizzazioni cattoliche tra cui Sant'Egidio, provengono per lo più dall'Ucraina. Altri invece da paesi come Pakistan, Afghanistan, Iraq, Iran, Nigeria, Sud Sudan.

Papa in Ungheria, il saluto alla folla fuori dalla Basilica di Santo Stefano


 Profondamente toccato dalla testimonianza di Oleg e Lyudmila Jakovlev, dal maggio 2022 rifugiati da Dnipropetrovsk con i loro cinque figli - i due già adolescenti eseguono alla fine anche un vivace brano al sax e fisarmonica -, come anche da quelle di una greco-cattolica assistita dalla propria Chiesa e di un diacono che ha fondato una casa per senzatetto, il Papa ha voluto riconoscere i meriti della comunità cattolica locale. "Grazie per come avete accolto - non solo con generosità ma pure con entusiasmo - tanti profughi provenienti dall'Ucraina", dice alla Chiesa ungherese. "Anche nel dolore e nella sofferenza, infatti - prosegue -, si ritrova il coraggio di andare avanti quando si è ricevuto il balsamo dell'amore: è la forza che aiuta a credere che non è tutto perduto e che un futuro diverso è possibile". "La fede che professiamo - dice ancora il Pontefice - non sia prigioniera di un culto distante dalla vita e non diventi preda di una sorta di 'egoismo spirituale', cioè di una spiritualità che mi costruisco a misura della mia tranquillità interiore e della mia soddisfazione". 

 Papa in Ungheria, Francesco all'istituto per bimbi ciechi e ipovedenti

"Vera fede, invece - aggiunge -, è quella che scomoda, che rischia, che fa uscire incontro ai poveri e rende capaci di parlare con la vita il linguaggio della carità". E testimonianza evidente di questo "linguaggio della carità" è quella che emerge dalla commovente visita privata del Papa, di primo mattino, all'Istituto cattolico per bambini ciechi, ipovedenti e disabili di Budapest. Qui, dopo il canto dell'Ave Maria di una ragazza non vedente e disabile, dopo l'esecuzione al flauto dell'"Aria sulla quarta corda" di Bach, Francesco pronuncia alcune parole a braccio: "Grazie tante a tutti voi per l'accoglienza e la tenerezza. Grazie per i vostri canti, per i gesti, per i vostri occhi. Grazie, signor direttore, perché Lei ha voluto cominciare quest'atto con la preghiera di San Francesco, che è un programma di vita". "Perché sempre il Santo - spiega il Pontefice - chiede la grazia che dove non c'è qualcosa che io possa fare qualcosa, quando manca qualcosa io posso fare qualcosa. In un cammino dalla realtà come è, portare avanti, far camminare la realtà". "E questo è Vangelo puro - aggiunge -. Gesù è venuto a prendere la realtà com'era e portarla avanti. Sarebbe stato più facile prendere le idee, le ideologie e portarle avanti senza tenere conto della realtà. Questo è il cammino evangelico, questo è il cammino di Gesù". Oltre all'altra visita di stamane alla comunità greco-cattolica, nel pomeriggio il Papa incontra i giovani alla "Sportarena" e privatamente i confratelli Gesuiti in Nunziatura. 

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