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Sparatorie in Serbia, 8 morti e 13 feriti, preso presunto killer

A Mladenovac, a circa 60 chilometri a sud di Belgrado. Vucic lancia un piano di disarmo in tutto il Paese

Otto persone sono state uccise e 14 sono rimaste ferite in Serbia durante alcune sparatorie avvenute vicino alla città di Mladenovac, a circa 60 chilometri a sud della capitale Belgrado. La polizia serba ha arrestato un ventunenne, sospettato di essere il responsabile della strage. Come riferiscono i media locali, il giovane avrebbe sparato a più riprese con un'arma automatica indiscriminatamente contro persone di diversi villaggi intorno alla città di Mladenovac: prima a Dubona, poi a Malo Orašje e quindi a Šepšin. Nella caccia all'uomo, protrattasi per tutta la notte, sono stati impegnati oltre 600 poliziotti.

Come riferiscono i media, il killer, dopo il massacro ha bloccato un tassista a Mladenovac e sotto la minaccia di una pistola gli ha intimato di condurlo a Vinjista. Nella città il ragazzo si è nascosto dallo zio e del nonno ed è stato infine rintracciato e arrestato nei pressi di Kragujevac, una città industriale vicina, a circa 150 km a sud di Belgrado. Nella casa dello zio e del nonno, che sono stati arrestati dalla polizia serba, sono state trovate alcune bombe, un fucile automatico e munizioni. 

Bratislav Gašić, ministro degli Interni, ha definito gli attacchi "un atto di terrorismo". Il capo dell'agenzia di intelligence BIA, Aleksandar Vulin, e il ministro della Salute Danica Grujičić hanno visitato i feriti in ospedale, constatando che alcuni versano in gravi condizioni. Tra le vittime di Malo Orasje, secondo alcune testimonianze, vi sarebbero un agente di polizia e sua sorella.

L'episodio si è verificato a 48 ore da un'altra strage registrata nel Paese, in cui un 14enne ha fatto fuoco nella sua scuola di Belgrado uccidendo nove persone, otto bambini e una guardia giurata, e ferendo altri 6 ragazzi e un'insegnate. Un fenomeno allarmante che ha portato il presidente serbo Aleksandar Vucic a proclamare un piano di disarmo su larga scala per eliminare le centinaia di migliaia di armi presenti nel Paese. Da oggi in Serbia e fino a domenica è stato proclamato il lutto nazionale.

Il piano di disarmo

"Porteremo a termine un disarmo della Serbia". All'inizio della settimana il presidente Vucic ha detto che ci sono più di 760.000 armi da fuoco registrate nel Paese, che conta circa 6,8 milioni di abitanti. Il possesso di armi da fuoco è elevato in Serbia, dove i poligoni di tiro sono popolari ma sono necessari permessi speciali per possedere armi da fuoco. Il piano mira a rimuovere centinaia di migliaia di armi dalla popolazione e includerà una revisione massiccia delle armi registrate: per i cacciatori vi saranno controlli e verifiche periodiche, ogni sei mesi e ogni anno, con esami medici e test psichiatrici e antidroga.

Già ieri il governo aveva deliberato una serie di misure per inasprire i controlli sul possesso di armi e aggravare le pene: "Tutti coloro che sono in possesso di armi saranno sottoposti a controlli. Raddoppieremo le pene, e poi vedremo chi acquisterà ancora armi", ha affermato il presidente. Nei prossimi sei mesi, ha affermato, verranno assunti altre migliaia di poliziotti, in modo che in ogni scuola ve ne sia uno: "A Belgrado vi sono 331 scuole, e in esse vi saranno 331 poliziotti". Per tutte le altre misure, ha osservato, sono stati già stanziati 25 milioni di euro.

Da una ricerca pubblicata negli ultimi giorni è emerso che la Serbia è al terzo posto al mondo, dopo Usa e Montenegro, per incidenza di armi su cento abitanti - oltre 39 su cento civili sono armati. Tassi molto elevati in fatto di possesso di armi si registrano anche negli altri Paesi della ex Jugoslavia - Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord - evidente risultato dalla gran quantità di armi e munizioni rimaste in circolazione nella regione dopo i conflitti armati degli anni Novanta. 

 

 

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