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Cina: sale il budget militare nel 2023, da +7,1% a +7,2%

Avanti sul rafforzamento dell'esercito e delle strategie militari

Il budget della spesa militare cinese per il 2023 è stimata in aumento del 7,2% contro il 7,1% del 2022, pari a 1.560 miliardi di yen contro 1.450 miliardi di yuan, in base ai dati del bilancio statale diffusi in occasione dell'apertura della plenaria del Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del parlamento cinese. Il dato del 2022 e del 2023 è sostanzialmente stabile se espresso in dollari, circa 230 miliardi, a causa dell'effetto cambio. Il trend di spese prosegue la sua crescita considerando che nel 2021 la spesa militare aveva segnato un +6,8%. 

La crescita del 7,2% delle spese militari per il 2023, oltre a essere superiore alla stima del Pil ("intorno al 5%") per l'anno in corso, ha segnato anche l'ottavo anno consecutivo di aumenti che ha portato la Cina ad avere ormai stabilmente il secondo budget militare più ingente del mondo: i 1.560 miliardi di yuan indicati sono circa il doppio della cifra del 2013. La Difesa Usa, invece, ha messo a punto un bilancio 2023 di 858 miliardi di dollari, in rialzo dell'8% sul 2022, che in termini pro capite si traduce in una spesa militare di Washington che è di oltre 16 volte maggiore rispetto a quella di Pechino.

La Cina dovrebbe "attuare pienamente il pensiero di Xi Jinping sul rafforzamento dell'esercito e della strategia militare per la nuova era". Il premier Li Keqiang, aprendo la plenaria del Congresso nazionale del popolo, ha affermato che "le nostre forze armate, con particolare attenzione ai 38 obiettivi per il centenario dell'Esercito popolare di liberazione nel 2027, dovrebbero lavorare per svolgere operazioni militari, aumentare la preparazione al combattimento e migliorare le capacità militari in modo da svolgere i compiti loro affidati dal Pcc e dal popolo".

LA FORZA MILITARE
Insieme al più grande esercito permanente del mondo, la Cina vanta la più grande marina del mondo in termini di unità navali e ha recentemente lanciato la sua terza portaerei. Secondo gli Stati Uniti, ha anche la più grande forza aerea nell'Indo-Pacifico, con più della metà dei suoi aerei da combattimento costituiti da modelli di quarta o quinta generazione. A completare il quadro della struttura militare, Pechino ha un'enorme scorta di missili, insieme a jet invisibili ai radar e a bombardieri capaci di utilizzare armi nucleari, navi di superficie avanzate e sottomarini a propulsione nucleare. L'Esercito Popolare di Liberazione ha completato un processo di ristrutturazione che ha ridotto gli organici a 2 milioni di effettivi: è l'ala militare del Partito comunista, con il presidente Xi Jinping nei panni di commander-in-chief essendo a capo della Commissione militare centrale.

TAIWAN E 'L'UNICA CINA'
La Cina deve attuare la politica del Partito comunista "sulla risoluzione della questione di Taiwan, aderendo al principio della 'Unica Cina' e al Consenso del 1992". Il premier Li Keqiang, nell'intervento di apertura del Congresso nazionale del popolo, ha affermato che il Paese "adotterà misure risolute per opporsi all''indipendenza di Taiwan' e promuovere la riunificazione". A tal proposito, ha aggiunto, "dobbiamo promuovere lo sviluppo pacifico delle relazioni nello Stretto di Taiwan e lo sviluppo pacifico delle relazioni tra le parti e far progredire le relazioni e il processo di riunificazione pacifica della Cina".

Li ha anche sollecitato il ritorno a maggiori e articolati legami. "Poiché siamo cinesi su entrambi i lati dello Stretto di Taiwan siamo una famiglia legata dal sangue: dovremmo promuovere gli scambi economici e culturali e la cooperazione attraverso lo Stretto di Taiwan e migliorare i sistemi e le politiche in modo che possano contribuire al benessere dei nostri compatrioti di Taiwan".

LA REPLICA DI TAIPEI
Taipei "invita ancora una volta la Cina ad affrontare il fatto che le due sponde dello Stretto di Taiwan non sono affiliate l'una all'altra e a rispettare l'adesione del popolo di Taiwan alla libertà e alla democrazia". E' la risposta del Mainland Affairs Council, l'Ufficio taiwanese che si occupa dei rapporti con Pechino, in merito alle affermazioni del premier cinese Li Keqiang.

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