(ANSA) - ROMA, 24 FEB - Il presidente dell'Ordine dei
commercialisti di Roma Giovanni Battista Calì ha affermato che
"in base alle stime della Commissione Europea, nel 2020 il "Vat
compliance gap", cioè l'Iva non incassata per effetto di frodi,
o evasioni ma anche per insolvenza del debitore, o altri
fenomeni, è stato pari nell'Unione europea al 9,1%. In Italia,
l'indice è stato invece del 20,8%, al terzultimo posto dopo
Romania e Malta. È generalizzato, ha aggiunto, l'interesse ad
avere una normativa quanto più possibile chiara e stabile per
impedire fenomeni di frode, o evasione che possono anche
alterare la concorrenza tra gli operatori. L'Iva, ha proseguito
nel corso dell'evento odierno, promosso dal Consiglio nazionale
dei commercialisti sui 50 anni dell'imposta, "riguarda una
vastissima platea di cittadini, viene applicata dalle imprese -
individuali e societarie - e a tutti i professionisti: nel 2020
le partite Iva erano 4,2 milioni. Inoltre, per effetto del suo
meccanismo applicativo, che opera una traslazione a valle
dell'onere, incide su tutti i consumatori". Secondo il
presidente della Commissione Iva e imposte indirette del
Consiglio nazionale dei commercialisti Renato Portale,
"l'entrata in vigore dell'Iva, 50 anni fa, ha rappresentato
certamente uno spartiacque non solo per le imprese chiamate ad
applicare il tributo, ma anche per i commercialisti che le hanno
assistite e che, oggi più che mai, devono essere protagonisti
nel processo di evoluzione e riforma del tributo", termina una
nota. (ANSA).