(ANSA) - ROMA, 01 FEB - Il report presentato da
Confartigianato - viene evidenziato "mette in luce le difficoltà
vissute dalle imprenditrici in questi anni di crisi: tra il 2019
e il 2022 il lavoro indipendente femminile è diminuito del 5,8%.
A seguito della pandemia la componente femminile dell'economia
ha subito una flessione del 3,6% del valore aggiunto, superiore
al -2% della media, con cali più marcati per i settori della
ristorazione (-28,7%), della moda (-19,9%), dei servizi alla
persona (-16,3%). La crisi energetica ha colpito in particolare
le 29.066 imprese guidate da donne nei settori energivori
(alimentare, carta, chimica, gomma e plastica, metalli, tessile
e vetro, ceramica, cemento). E ora gli aumenti dei tassi di
interesse decisi dalle autorità monetarie potrebbero pesare, su
base annua, con 270 milioni di maggiore costo del credito per le
111mila piccole imprenditrici che hanno chiesto prestiti alle
banche".
"Le imprenditrici e in generale le donne italiane - dice Daniela
Biolatto - devono fare i conti con la carenza di politiche a
favore dell'occupazione femminile e con un welfare che non aiuta
a conciliare il lavoro con la cura della famiglia".
Secondo Confartigianato, la spesa pubblica italiana è fortemente
sbilanciata a favore degli anziani a scapito degli interventi
per famiglie e i giovani: a fronte di 17,07 euro destinati a
sanità e pensioni per gli anziani, soltanto 1 euro va alle
famiglie e ai giovani. Una situazione che ci colloca in
ventiquattresima posizione nella classifica europea. Gli effetti
si vedono, ad esempio sui servizi per l'infanzia, che in Italia
sono meno diffusi rispetto alla media Ue: Confartigianato indica
che sono 3.400 i Comuni italiani con una grave carenza di asili
nido. Inoltre, soltanto lo 0,56% della spesa pubblica e l'1% dei
fondi strutturali europei, pari nel totale a 6 miliardi di euro,
finanziano interventi per ridurre le disuguaglianze di genere.
Nonostante questi ostacoli - emerge ancora dal rapporto - le
donne italiane sono le più intraprendenti d'Europa: il nostro
Paese conta infatti 1.469.000 imprenditrici e lavoratrici
autonome, il numero maggiore tra i Paesi Ue, con un grado di
istruzione superiore ai colleghi maschi: il 41,1% è infatti
laureato, una percentuale quasi doppia rispetto al 21,4% degli
uomini.
"Serve una svolta nelle politiche per il lavoro femminile. Basta
con gli interventi-spot: il futuro del nostro Paese - avverte
ancora la presidente di Donne Impresa Confartigianato - dipende
anche da quanto e come investiremo, con misure strutturali e
stabili, per favorire la piena e duratura partecipazione delle
donne al mercato del lavoro. Anche grazie alle risorse del Pnrr
abbiamo l'occasione imperdibile di creare le condizioni per
sostenere e valorizzare finalmente il talento delle donne e la
loro capacità di contribuire alla crescita economica e sociale".
(ANSA).