(ANSA) - ROMA, 26 FEB - E' un'occupazione sempre più precaria
e sempre meno impegnativa, e quindi anche meno retribuita,
quella che il mondo del lavoro riserva alle donne in Italia.
Secondo la fotografia scattata dall'Istat, portata
all'attenzione della Commissione lavoro della Camera,
precarietà, minore accesso alle figure apicali, crescita del
part time involontario e della 'sovraistruzione' sono le
caratteristiche del lavoro femminile nel nostro Paese.
Le donne che lavorano a tempo determinato sono nella media
dei primi tre trimestri 2019 il 17,3% e quelle in part time sono
ormai un terzo, il 32,8% contro l'8,7% degli uomini. Ma
l'aspetto peggiore è che il part time "non è cresciuto come
strumento di conciliazione dei tempi di vita, ma nella sua
componente involontaria" che ha superato il 60% del totale
contro il 34,9 dello stesso periodo del 2007. Il lavoro a tempo
parziale sta insomma diventando "sempre più uno strumento
utilizzato per la flessibilità dal lato delle imprese piuttosto
che dal lato delle persone e delle loro esigenze".
La scarsa qualità delle tipologie di lavoro riservate alle
donne si riflette anche sulle retribuzioni. Stando ai dati del
2017, evidenziati da Linda Laura Sabbadini, responsabile della
Direzione delle statistiche sociali e demografiche
dell'Istituto, i redditi complessivi guadagnati dalle donne sono
in media del 25% inferiori a quelli degli uomini (15.373 euro
rispetto a 20.453 euro). Il divario di genere è più basso per i
redditi dei dipendenti: il 24% contro il 30% nel caso di
occupazione autonoma.
I numeri non sono lusinghieri nemmeno se si guarda più in
generale al tasso di occupazione: dal 1977 al 2018 il divario di
genere è così diminuito da 41 punti a 18 rimanendo però tra i
più alti di Europa, quasi doppio rispetto alla media europea di
10 punti. E nel Mezzogiorno due anni fa risultava occupato solo
il 32,2% delle donne tra i 15 e i 64 anni (contro il 59,7%
nel Nord), un valore inferiore alla media nazionale delle donne
nel 1977 (33,5%). (ANSA).