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Con la Bce 67 mld in meno di tassi su debito, ma rischi dopo 2017

L'aiuto del 'Qe', lo scenario se Draghi ferma gli acquisti

Il debito pubblico italiano continua a salire, dal 123% del Pil del 2012 a oltre il 133% stimato per il 2017. Ma gli interessi per finanziarlo sono scesi via via consentendo un risparmio complessivo, in sei anni, che va verso i 67 miliardi di euro.

Il 'prodigio' è della Bce: l'acquisto massiccio di debito pubblico, 210 miliardi di titoli italiani fra il 2015 e il 2016 e altri 100 previsti quest'anno, hanno fatto crollare gli interessi, scesi all'1,2% medio di gennaio 2017 da oltre il 5% del 2012 e oltre il 4% del 2007.

Un bonus che, però, non sarà infinito. Con il rischio che se il trend dovesse invertirsi troppo bruscamente, il debito pubblico, anziché scendere, veleggi verso il 140% del Pil. Il debito è la 'bestia nera' dell'Italia: dal 2004, quando era al 100% del Pil, in poi, ha smentito regolarmente i cali previsti dai vari governi balzando nel 2012 di sette punti di Pil (dal 116,5 al 123%) con 83,6 miliardi di interessi passivi pagati secondo i dati del Tesoro e dell'Istat: un macigno.

Un anno dopo il debito sale un altro po', al 129%, ma con i mercati più stabili e il 'bazooka' anti-spread di Draghi gli interessi vanno a 77,9 miliardi. Poi nel 2014 si arriva al 131,9% di debito/Pil e 75 miliardi di interessi. La svolta arriva a inizio 2015 con il quantitative easing della Bce che fa crollare gli interessi passivi a 68,4 miliardi. Ma il debito sale ancora un po', al 132,3%. Per il 2016 la Commissione europea stima un debito al 133% e la nota di aggiornamento al Def prevede 66,5 miliardi di interessi passivi.

Si arriva al 2017, debito stimato da Bruxelles al 133,3% e interessi passivi indicati dal Tesoro a 63,6 miliardi. Il risparmio cumulato in cinque anni è di quasi 67 miliardi. Ma la Bce, da aprile, ridurrà il ritmo degli acquisti. E i tassi già risalgono, anche su scala globale. Il Tesoro, in un recente documento, ribadisce che il debito è "sostenibile a prescindere dall'orizzonte temporale" dell'analisi: nello scenario di base lo vede al 101,6% fra 10 anni.

Ci vuole tempo perché un aumento dei tassi di mercato renda più oneroso il costo medio di emissione dei titoli. Ma c'è chi evoca rischi: come l'Ocse, che nel suo rapporto sull'Italia scrive che se, in uno scenario negativo, "i tassi passivi dovessero risalire a livelli simili a quelli pre-crisi (con un tasso effettivo verso il 4,4%) il debito raggiungerebbe quasi il 140% del Pil entro il 2030".  

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